Non è mai facile pensare a un sequel, soprattutto quando la trilogia ha spaccato, entrando di diritto nella storia dei film fantasy. Ma la lunga mano del Signore degli Anelli non ha fatto altro che aprire un mondo. Un mondo comunque da vivere.
L’ultima serie del Signore degli Anelli, gli Anelli del Potere, ambiziosa serie fantasy degli Amazon Studios basata sulle opere dell’autore JRR Tolkien, secondo molti la serie televisiva più costosa mai realizzata, ha debuttato lo scorso 2 settembre su Amazon Prime Video.
Eric Francisco, sceneggiatore di film/TV senior di Inverse, ha salutato “Rings of Power” come “grande, audace e bello”, ma ha indicato l’incertezza sul fatto che la serie prequel “si siederà accanto” alla trilogia di film di Peter Jackson o “merita il nome di Tolkien”.
Da un’esperienza cinematografica a una stagione non troppo coesa
“Una prima stagione spettacolare” ha aggiunto Brandon Katz, giornalista televisivo senior di The Wrap. “La scala, la portata, l’ambizione e la grandiosità non hanno rivali in TV – sottolinea – ha anche il laborioso compito di introdurre così tanto la costruzione del mondo necessaria che ci vuole un po’ per prendere il volo“.
Un successo, a quanto pare globale. Altri feedback molto coinvolgenti arrivano dal Brasile. “Rings of Power è un’esperienza cinematografica”. Parola del noto Rodrigo Salem, giornalista di intrattenimento dell’outlet brasiliano Folha. “In un mondo perfetto, lo guarderemmo su un grande schermo. È puro Tolkien, eppure sembra molto legato ai film di Peter Jackson. Gli effetti sono fantastici, la recitazione è superba e il prologo tesso distruggerà ogni terribile sensazione che hai avuto”.
Successo globale, ma non unanime. Come giusto che sia quando si è di fronte a un sequel che sposta un po’ i focus su quelli i sono i tradizionali binari di Tolkien. “Com’era prevedibile, la stagione si è conclusa con la forgiatura dei primi tre Anelli”. Ecco la punzecchiata di multiplayer, anche se la recensione è in generale positiva. “Ma il modo in cui ci si è arrivati non è stato del tutto lineare, e ci ha riservato anche qualche sorpresa che la sceneggiatura a sei mani si è giocata abbastanza bene”.
“Una serie a lungo attesa, ma non del tutto coesa”. IGN in rima baciata. “Tante buone idee, a cominciare dalla costruzione della componente mitologica e di alcune linee narrative – si legge – di contro, le varie tessere della trama generale non sempre si incastrano a dovere, e certe soluzioni sembrano un po’ troppo alla buona”. Insomma: parlatene bene, parlatene male, basta che ne parliate.