Ennesimo dramma al ponte di Salle, in provincia di Pescara, dove già erano accaduti fatti simili. Tante le ipotesi a cui si cerca risposta
Un ragazzo di soli 19 anni si sarebbe suicidato lanciandosi dal ponte di Salle (Pescara). Sono molte le ipotesi e i quesiti a cui trovare risposta, come le motivazioni che possano aver portato un ragazzo così giovane a togliersi la vita.
A questi quesiti potrebbero tentare di rispondere solo familiari o amici del ragazzo, chi di lui, in sostanza, aveva una conoscenza profonda. Il dramma è occorso ieri pomeriggio, mercoledì 12 ottobre, verso le ore 16:30. Un passante ha fatto caso a una macchina blu posteggiata all’altezza della protezione del ponte e probabilmente insospettito oppure preoccupato che potesse essere accaduto qualcosa di molto serio, ha allertato i carabinieri.
I militari dell’Arma sono subiti sopraggiunti in loco, e da quanto si apprende da una prima ricostruzione della tragedia, il 19enne si sarebbe arrampicato a bordo del tettuccio della sua macchina e una volta lì, oltrepassando le barriere, si sarebbe lanciato dal ponte di Salle, peraltro alto 100 metri, e che più volte è stato scenario di gesti estremi. Il ponte è anche noto come punto da cui lanciarsi per fare bunjee jumping, data l’altezza.
Il primo cittadino di Salle, Davide Morante, sconvolto dall’accaduto, ha commentato:«L’ultimo suicidio era accaduto il 30 marzo scorso, sono sconvolto dall’idea che qui vengano da fuori per compiere un gesto tanto disperato». Il 19enne non era, infatti, della zona. Sul posto sono occorsi ambulanza e vigili del fuoco partiti da Pescara, e un elicottero per cercare il corpo nella fitta vegetazione sottostante il ponte.
In quell’area, caratterizzata da poca acqua nonostante vi passi il fiume Orfento, tra rovi e rocce, hanno individuato il cadavere del ragazzo. Dentro l’automobile, gli inquirenti hanno trovato una patente appartenente a una persona di Chieti, indizio utile ma che non bastava per identificare con certezza quel giovane. Per il recupero del corpo hanno aspettato l’arrivo dei genitori, in seguito il cadavere è stato portato a Pescara, in nosocomio.
Il ragazzo si chiamava Francesco P., e lascia i suoi genitori e il fratello minore. Da quanto si apprende, studiava al Politecnico di Torino.