Processo in Vaticano: “Marogna sperperò i 436mila euro della Chiesa”

Nuovi sviluppi in merito al processo in Vaticano: “Marogna spese per sé 436mila euro della Chiesa. Il suo comportamento era fuori da ogni logica”. 

Nuovi sviluppi in merito al processo in corso in Vaticano, in merito a quelli che sono stati gli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra. Secondo quanto dichiarato da Stefano De Santis, commissario della Gendarmeria vaticana, Cecilia Marogna “spese per sé 436mila euro della Chiesa”.

“Il comportamento di quella persona era fuori da ogni logica”, avrebbe poi insistito De Santis nella 28esima udienza del processo tenutasi proprio nelle scorse ore. Secondo il capo della gendarmeria, i soldi stanziati per le operazioni di intelligence finivano in realtà in acquisto di abbigliamento, cosmetici, mobili e articoli da supermercato. Oltre che per l’affitto di una casa a Cagliari e per la scuola per la figlia della donna. Si difende il cardinale sotto accusa: “Volevo rifondare quella cifra ma mi dissero di no perché anch’io vittima del raggiro”.

“Il comportamento di Marogna era fuori da ogni logica”

Si è svolta oggi, nel tribunale vaticano presieduto da Giuseppe Pignatone, la 28esima udienza del processo sulla compravendita-truffa di un palazzo a Sloane avenue, nel cuore di Londra. Secondo quanto si apprende dalle agenzie di stampa, nel corso dell’interrogatorio De Santis si sarebbe riferito agli accertamenti compiuti sul conto del cardinale Angelo Becciu, finito tra i dieci imputati e presente all’udienza di oggi.

Secondo i racconti di De Santis, chiamato a testimoniare dall’accusa presieduta dal promotore di giustizia Alessandro Diddi, Cecilia Marogna all’epoca dei fatti “stava portando avanti una frode nei confronti della segreteria di Stato”. Una frode messa in atto tramite la società di sua proprietà costituita a Lubiana, e con l’impiego “in modo non proprio” dei “fondi ricevuti per missioni umanitarie”. Tra questi, anche le somme di denaro mosse per portare avanti la trattativa con la quale liberare la suora rapita nel Mali.

Come ricostruito dal testimone, sarebbero stati ricevuti in tutto 575mila euro, inviati da un da un conto della Segreteria di Stato aperto presso il Credit Swisse. Di questi, 436mila euro sarebbero stati spesi da Marogna nel giro di 20 mesi, ma non per le sue attività di intelligence. Abbigliamento, cosmetici, mobili, affitto della casa a Cagliari, articoli da supermercato, profumeria, la scuola della figlia: queste e altre ancora le voci che si nascondevano dietro l’impiego di quel denaro da parte della donna.

De Santis ha poi mostrato come Marogna ostentasse sul suo profilo Facebook i suoi soggiorni a Ibiza, Bormio e alle Terme di San Pellegrino, e anche le sue visite presso l’abitazione vaticana di Becciu. “Sentirsi a casa. Il mio paradiso”, avrebbe recitato uno dei post pubblicati dalla donna sui social. Un comportamento “fuori da ogni logica”, quello descritto dal testimone. E ancora, secondo il gendarme quando monsignor Alberto Perlasca, ex responsabile dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, non imputato e grande accusatore di Becciu, raccontò al cardinale dell’interessamento dei magistrati vaticani sui soldi versati a Marogna, lo stesso Becciu esclamò: “Che porci!”.

Dalle sue ricostruzioni, pare inoltre che Becciu avrebbe chiesto di “tutelare” Cecilia Marogna e di non far emergere la questione, che altrimenti avrebbe provocato “un grave danno a lui e ai suoi familiari”. “Ci chiese di tutelare Cecilia Marogna, di non fare niente, perché, disse, ‘si procurerebbe un grave danno a me e ai miei familiari’. Ci chiese quanti soldi avesse spesso la signora Marogna e disse che avrebbe dato ordine, tramite il proprio conto personale allo Ior, di rifondere quel denaro alla Segreteria di Stato”, avrebbe spiegato il testimone.