Le temperature sempre più alte potrebbero rendere inabitabili intere porzioni del continente africano e di quello asiatico.
L’Onu e la Croce Rossa lanciano l’allarme: senza interventi scenari drammatici entro la fine del secolo.
In meno di 80 anni parte dell’Asia e dell’Africa potrebbe svuotarsi. Il motivo? Le temperature sempre più estreme che entro il 2100 “renderanno parti dell’Asia e dell’Africa inabitabili per un massimo di 600 milioni di persone”. È la fosca previsione avanzate lo scorso lunedì da Nazioni Unite e Croce Rossa. A riferirlo è il New York Times. Un dato impressionante, perché “i tassi di mortalità previsti per il caldo sono ‘sbalorditivamente alti’, paragonabili a tutti i tumori o a tutte le malattie infettive”. Lo dice un rapporto pubblicato sui cambiamenti climatici in Egitto.
Gli autori del rapporto parlano di risultati “sorprendenti e inquietanti“. Secondo le previsioni le ondate di calore “diventeranno più mortali con ogni ulteriore incremento del cambiamento climatico”. Secondo gli studiosi paesi come India, Indonesia, Sudan e Kuwait già soffrono per situazioni di caldo estremo con picchi frequenti. E senza intervenire – o intervenendo poco – per ridurre le emissioni di carbonio, lo scenario potrebbe farsi addirittura drammatico.
Ultimi sette anni: i più caldi di sempre
Dal rapporto emerge come gli ultimi sette anni siano stati i più caldi mai registrati nella storia delle temperature. Quest’anno India e Pakistan hanno dovuto ridurre il calendario scolastico e i raccolti quando le temperature hanno raggiunto i 117 gradi Fahreneit mentre già nel 2021 in alcune zone del Medio Oriente si sono superati i 125 gradi. Mentre cinque anni prima una piccola cittadina del Kuwait ha fatto registrare ben 129 gradi.
Le previsioni non incoraggiano a essere ottimisti: “Entro la fine di questo secolo, un terzo della popolazione mondiale potrebbe vivere in aree con temperature medie superiori a 84 gradi, che fino ad ora sono state limitate allo 0,8% della superficie terrestre mondiale, principalmente nella regione africana del Sahara, secondo il rapporto, che citava uno studio del 2019”, scrive sempre New York Times. Ma le ondate di caldo torrido “renderanno anche parti degli Stati Uniti, tra cui Georgia, Alabama, Louisiana e California, meno adatte all’insediamento umano entro il 2070, se le temperature globali saliranno tra 2 e 2,5 gradi Celsius sopra i livelli preindustriali”.
Tra le conseguenze più drammatiche del caldo estremo ci sarà il fatto che le ondate di calore sempre più intense e frequenti “uccideranno più animali e distruggeranno gli ambienti”. Le forniture alimentari “saranno interrotte”, e gli eventi di caldo estremo potrebbero rendere volatili i prezzi di colture basilari come il grano. I più colpiti saranno i più deboli e fragili: agricoltori, migranti, anziani, bambini, donne incinte e che allattano.