No ai ricatti, alle punizioni fisiche, all’isolamento e alle minacce. Con i figli va costruito un dialogo e un diverso tipo di atteggiamento anche quando questi sbagliano. Lo suggerisce il Consiglio d’Europa.
Il Consiglio d’Europa ha definito la tipologia di comportamento che i genitori dovrebbero assumere nei confronti dei figli per educarli in maniera corretta e non abusiva. Secondo l’organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, “Bisogna reagire al comportamento scorretto con spiegazioni e in modo non aggressivo, evitando castighi come il time out, la riparazione dei danni o la decurtazione della paghetta” affermano gli esperti europei.
Anche alcune frasi che suonano come una sentenza sono ritenute inopportuna e possono mettere il bambino in una situazione di stallo emotivo e ansia. Viene quindi suggerito un atteggiamento di tipo collaborativo, invocando la calma ed evitando l’agitazione. “La sgridata classica rientra in quelle che il Coe considera di punizioni eccessive così come quegli inviti pressanti a restarsene soli in cameretta a ‘meditare’ sulle malefatte compiute metterebbe a rischio la crescita serena dei bambini. Il Consiglio d’Europa per l’infanzia, mette all’indice le punizioni ‘corporali’, tipo il classico schiaffo o buffetto, ma anche i semplici ‘castighi’” si legge nella risoluzione.
Secondo quanto si apprende sul giornale Le Figaro che riporta quanto affermato nel Consiglio d’Europa, devono essere stimolate le azioni di supporto e informazione verso le famiglie organizzate dalle associazioni educative, magari attraverso la diffusione di un opuscolo che suggerisca lo stop al “time out” ovvero a quelle azioni dei genitori definite punitive. “Le punizioni senza violenza fisica possono essere ugualmente dannose – si legge ancora -. Come lo hanno dimostrato degli studi del Consiglio d’Europa, la violenza psicologica, che consiste, per esempio, nel minacciare o ridicolizzare o spaventare il bambino, pone gravi problemi di salute in Europa. I bambini sono inoltre danneggiati dal clima di violenza tra i genitori. La migliore soluzione, è che i governi forniscano assistenza ai genitori per aiutarli a reagire in modo appropriato”.
STOP ALLA VIOLENZA
L’obbiettivo è quindi quello di porre un freno alla “violenza educativa ordinaria, ovvero la violenza socialmente accettata usata contro i bambini con il pretesto della loro educazione, come schiaffi, ricatti emotivi, sgridate pesanti, minacce e umiliazioni” si legge nell’articolo. “Segnaliamo che molti genitori fanno riferimento a questa soluzione per risolvere i problemi, ci auguriamo che l’abolizione venga spiegata dalla pedagogia e soprattutto sostituita da suggerimenti per provvedimenti meno violenti“ commenta una delle associazioni coinvolte. Che aggiunge “resta la raccomandazione che, se la tensione sale, meglio lasciare che il bambino pianga da solo e vada a calmarsi piuttosto che peggiorare le cose“.
IL COMMENTO DELL’ESPERTA
Secondo la neuropedagogista Elena Ravazzolo “È necessario un approccio educativo diverso, un cambio di pensiero che sostituisca le punizioni. Anticipare sempre le criticità, affinché non si arrivi mai a un punto di rottura. Tra i 2 e i 5 anni il bambino imita il modo di parlare degli adulti, e se questo processo non segue la giusta trasformazione, le sue risposte potrebbero diventare maleducate e sconvenienti. L’adulto all’improvviso inizia a sgridare il piccolo pesantemente, fino a ricorrere alla punizione: uno schiaffo o una momentanea privazione della libertà, il famoso ‘ora vai nell’angolo a riflettere’ oppure ‘vai immediatamente in camera tua’ diventano la panacea per ogni tipo di situazione“.