Stati Uniti, secondo l’intelligence americana l’attentato a Darya Dugina sarebbe stato ordinato dall’Ucraina. L’accusa della Casa Bianca: “Da Kiev poca trasparenza”.
L’intelligence statunitense ritiene che l’attacco con autobomba che ha ucciso Darya Dugina, la figlia dell’importante personaggio politico russo Alexander Dugin, sia stato organizzato da membri appartenenti al governo ucraino. Come riporta la CNN, per gli Stati Uniti non sarebbe ancora chiara l’effettiva identità dei mandanti dell’attentato, così come non sarebbe ancora del tutto chiaro se il presidente Volodymyr Zelensky fosse o meno a conoscenza del complotto – o se addirittura possa averlo autorizzato.
L’intelligence, però, avrebbe ritrovato elementi a sufficienza per ritenere che l’autobomba era stata già “pre-pianificata”. Molte delle conferme arriverebbero proprio dalle indagini avviate dalla Russia, la quale in realtà aveva fin da subito accusato l’Ucraina di essere responsabile dell’attacco – accusa sempre respinta da Kiev. Alla richiesta di commentare in merito alla vicenda, un funzionario dell’intelligence della difesa ucraina avrebbe raccontato alla Galileus Web nella serata di mercoledì, dopo la pubblicazione degli ultimi rapporti, di non essere in possesso di nuove informazioni sulla morte di Dugina. Dal canto loro, il Consiglio di sicurezza nazionale, la CIA e il Dipartimento di Stato si sono rifiutati di rilasciare dichiarazioni.
Secondo quanto viene riportato dai media americani, i funzionari dell’intelligence statunitense ritengono che Dugina (29 anni) stesse guidando l’auto di suo padre la notte in cui è stata uccisa. Pare inoltre che fosse suo padre, in realtà, il vero obiettivo dell’operazione. Si ricorda infatti che Dugin è un ultranazionalista e filosofo russo, da sempre feroce sostenitore della guerra in Ucraina. Dugina, laureata in filosofia, era invece una giornalista di discreta notorietà, apparsa spesso come commentatrice nelle reti televisive russe che promuovevano narrazioni nazionaliste anti-occidentali.
Gli Stati Uniti avevano sanzionato sia il padre che la figlia dopo l’invasione della Russia, accusandoli di diffondere propaganda e di agire per destabilizzare la situazione ucraina. Pochi giorni dopo la morte di Dugina, le autorità russe hanno accusato una donna ucraina di aver fatto esplodere a distanza gli esplosivi piantati nel Toyota Land Cruiser Prado di Dugina, e di essersi data poi alla fuga rifugiandosi in Estonia dopo aver attraversato la regione di Pskov.
Oleksii Danylov, segretario del Consiglio di sicurezza nazionale ucraino, ha negato tale accusa. “Non abbiamo nulla a che fare con l’omicidio della donna – questo è il lavoro dei servizi speciali russi”, aveva ribattuto nel mese di agosto. Il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, aveva inoltre affermato che una simile accusa era frutto del “mondo immaginario” in cui vive e sta operando il governo russo. Mentre nell’ultima intervista per il New York Times, avrebbe ulteriormente sottolineato che “una persona come lei non è un obiettivo tattico o strategico per l’Ucraina“, dato che al momento il Paese ha “altri obiettivi“, e tutti sul proprio territorio.
Se tale voce fosse confermata, comunque, segnalerebbe un’audace espansione delle operazioni segrete ucraine nei confronti di Mosca. Ad oggi, infatti, gli attacchi dell’Ucraina all’interno dei confini del Cremlino sono stati in gran parte limitati al prendere di mira depositi di carburante e basi militari. Per gli Stati Uniti, però, le operazioni militari sotto la superficie potrebbero essere più complesse e articolate; tanto che le autorità americane avrebbero rimproverato Kiev per la scarsa trasparenza nella condivisione delle informazioni di intelligence.
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