Roberto Spada, reggente del clan romano, torna in libertà: nella piazza di Ostia organizzata la festa shock con i fuochi d’artificio. Tirrito: “Fatto gravissimo, sconfitta dello Stato”.
Roberto Spada, secondo i pm reggente del clan criminale romano e diventato principalmente “famoso” per la testata data al giornalista Daniele Piervincenzi, è tornato in libertà. Spada è stato scarcerato “per espiazione della pena”, ed è tornato presso la sua abitazione di via Forni, nei pressi di piazza Gasparri.
Non appena la notizia è stata confermata, nella giornata di domenica sono stati sparati diversi fuochi d’artificio, a Ostia. Come una sorta di “festa” per “celebrare” l’uscita dal carcere del reggente di quello che la Cassazione ha riconosciuto come un clan mafioso.
“Fatto gravissimo, segnale di sconfitta dello Stato”
Roberto Spada era stato portato al carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, casa circondariale in provincia di Udine, il 9 novembre del 2017, dopo essere stato trasferito dal Regina Coeli di Roma. Galeotta fu l’aggressione (con la “testata” ripresa in diretta) a Ostia del giornalista del programma Rai “Nemo-Nessuno Escluso”, Daniele Piervincenzi, oltre che del videoreporter Edoardo Anselmi.
Spada venne dunque indagato per lesioni e violenza privata aggravati dai futili motivi e dal metodo mafioso, e portato nella sezione “alta sicurezza 3” di Tolmezzo – poiché il carcere romano venne ritenuto non adatto alla detenzione dell’imputato. Da venerdì scorso, però, è tornato ad essere un uomo libero, e la piazza di Ostia ha voluto festeggiarlo così. Ancora da chiarire, però, i motivi dietro la scarcerazione del reggente del clan.
Secondo la portavoce del Comitato dei collaboratori di giustizia, Maricetta Tirrito, “lo hanno scarcerato perché è stato riconosciuto non pericoloso socialmente”. “A quanto risulta sembra che abbia goduto di alcune attenuanti, di alcuni permessi e che ci sia un cavillo che riguarda anche la sua situazione sanitaria”, ha infatti spiegato Tirrito a La Repubblica. E ha poi proseguito: “È comunque un fatto gravissimo; un segnale di sconfitta dello stato, è la riacquisizione di potere anche nella percezione del controllo di questa famiglia su Ostia e nonostante il riconoscimento della mafiosità riesce a trovare il cavillo. Siamo stati contrari alla scarcerazione di Riina in punto di morte, figuriamoci alla liberazione di un detenuto appena condannato all’ergastolo appena. Non è giustificabile di fronte di fronte a chiunque collabora con la giustizia”.