Grandi Dimissioni, quitfluencer, dimissioni silenziose scuotono il mercato del lavoro di quest’anno e costituiscono la prova che bisognerebbe ripensare i modelli organizzativi delle imprese.
Fenomeni come grandi dimissioni, quitfluencer, dimissioni silenziose, agitano il mercato del lavoro di quest’anno, il che mette in risalto la necessità di ripensare i modelli organizzativi delle imprese.
Una tendenza evidente se si butta un occhio sui numeri della terza edizione dello studio “Global Workforce of the Future” realizzato da Adecco. I dati che emergono mostrano chiaramente che a livello mondiale il 27% dei lavoratori vorrà lasciare il lavoro per trovarne un altro entro i prossimi 12 mesi. Una tendenza che potrebbe avere un effetto domino e condurre al cosiddetto “quitfluencer”.
Sette lavoratori su 10 confessano che il fatto di vedere altri colleghi che danno le dimissioni li porta a considerare l’idea di fare lo stesso. Ma che cos’è che spinge i lavoratori a cambiare impresa? A tal proposito, il manager di Adecco Group Italia, Andrea Malacrida, ha detto:«I primi 9 mesi del 2022 sono segnati da un mix esplosivo di fenomeni. Da una parte abbiamo la ricerca di un lavoro che consenta un miglior bilanciamento tra vita professionale e privata. Pesa quindi l’aspetto emozionale e di benessere lavorativo. Dall’altra, in Italia in particolar modo, si cambia lavoro per migliorare la propria condizione economica».
In un periodo storico in cui l’inflazione sale in modo a dir poco vertiginoso, lo stipendio, secondo la ricerca effettuata da Adecco, è il motivo principe per cui si sceglie di cambiare lavoro. Nel nostro Paese, il 61% dei dipendenti pensa che il proprio stipendio non basti per affrontare la crescita dei costi dovuti all’inflazione.
Si tratta di un problema che in molte occasioni conduce ad accettare di essere pagati in nero nel 35% dei casi, o a cercare una seconda occupazione nel 51% dei casi o trovare un nuovo lavoro che dia uno stipendio più elevato, come accade nel 49% delle situazioni.
In questo contesto, per le imprese, far restare e trovare personale che abbia le competenze adeguate può divenire difficile. Malacrida spiega ancora:«Le aziende devono rivedere le proprie priorità non affidandosi esclusivamente allo strumento degli aumenti salariali: l’incremento dello stipendio rimane senza dubbio un elemento trainante, ma va affiancato a iniziative concrete per la tutela del benessere della persona».
Lo studio spiega anche i fattori che inducono i lavoratori a rimanere al proprio posto di lavoro:
Infine, per chi vuole cambiare lavoro avere più benessere è essenziale, come si evince nel 75% dei casi, che preferisce un titolare interessato a questa opzione.
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