Alessia Pifferi malmenata in prigione:«Schiaffeggiata e presa per i capelli»

Il fatto è stato raccontato dal legale della 36enne. Alcune detenute l’avrebbero assalita in un frangente in cui la donna era fuori dalla cella. 

Alessia Pifferi è stata assalita in carcere. A riportare questa notizia è il legale della donna, che spiega che la donna sarebbe stata «presa per i capelli e schiaffeggiata».

Alessia Pifferi-meteoweek.com

Alessia Pifferi è in carcere da fine luglio con l’accusa di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, di soli 18 mesi, lasciandola da sola in casa, a Milano, per sei interminabili giorni. Ora, dall’avvocato della 36enne, giunge la notizia che Alessia sarebbe stata picchiata da un gruppo di detenute che si trovano nel carcere di San Vittore.

Le detenute avrebbero sfruttato un frangente in cui Pifferi non si trovava in isolamento e l’avrebbero assalita. Alessia, infatti, si stava recando da una suora che la sta assistendo sin dai primi giorni in cui è finita in carcere.

Dopo l’attacco subìto, Pifferi, avrebbe «paura che qualcuno possa fargliela pagare dietro le sbarre», ha sottolineato il suo legale. Per la 36enne, che è accusata di omicidio, per ora non è permesso che entri in prigione un consulente della difesa.

Il gip ha infatti negato l’autorizzazione a che si esegua una perizia di tipo neuroscientifico perché Alessia si sarebbe «sempre dimostrata consapevole di quello che stava succedendo alla figlia».

Gli avvocati di Pifferi, però, rifiutano questa versione dei fatti:«Noi non abbiamo chiesto una perizia per verificare se Alessia sia capace d’intendere e di volere. Dubitiamo invece della sua capacità di comprendere, di elaborare il pensiero. Per questo servono i consulenti neuroscientifici».

La vicenda

Lo scorso luglio, Alessia Pifferi lascia da sola la figlia Diana, 18 mesi, per 6 giorni nella loro casa di Milano. Alessia, 36 anni, voleva raggiungere il suo compagno che abitava a Leffe (Bergamo). Avrebbe però deciso di non portare con sé la piccola, lasciandola per sei giorni sola a casa. Quando poi è tornata, l’ha ritrovata senza vita. Ora è in carcere, accusata di omicidio volontario.

Recentemente, la sua avvocata, Solange Marchignoli, intervistata da Mattino 5, aveva raccontato:«Io la incontro sempre più o meno una volta a settimana, l’ho vista anche venerdì mattina, due giorni dopo l’udienza, è sempre assente, era molto spaventata». Per la legale, la donna non sarebbe consapevole di quanto ha compiuto:«Ancora non lo è, io parlo con la signora e parlo con qualcuno che mi racconta una storia, ci stiamo arrivando e all’inizio era un po’ estranea, poi ha letto i giornali e qualche parola la sta collegando a sé».

Anna Di Donato

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