Renzi e il Pd: c’eravamo tanto amati, è scontro al vetriolo con l’ex premier

Scintille tra il leader di Italia Viva e la dirigenza del suo ex partito. Che per Renzi è destinato a chiudere i battenti dopo la batosta elettorale.

La replica dei dem non si è fatta attendere e punta il dito sulle contraddizioni interne al Terzo Polo.

La campagna elettorale estiva si è ormai conclusa con la vittoria del centrodestra e la sconfitta del “campo largo” lettiano, presto frantumatosi. Ma non sembra essersi placata la stagione delle polemiche tra il Partito democratico e il suo ex segretario Matteo Renzi, tornato decisamente all’attacco contro i dem. Per l’ex rottamatore sono destinati a chiudere bottega. Tanto che a ‘L’aria che tira’ ha “profetizzato” il passaggio di metà partito dem ai riformisti di Azione e Italia Viva nel caso in cui alla segreteria del Pd dovesse essere eletta la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Elly Schlein, tra i papabili per il dopo Letta. “Ma penso che la fine del Pd ci sarà sia con Elly, sia senza Elly”, ha detto Renzi aggiungendo: “Lei non è un’iscritta del Pd. È una ragazza molto brava di cui non condivido praticamente niente”.

Per Renzi Il Partito democratico va verso lo scioglimento. Parole che naturalmente non sono state gradite dai dem, che le hanno lette come un tentativo da parte dell’ex rottamatore di accaparrarsi i voti dell’elettorato piddino in un momento di riorganizzazione del partito, col congresso imminente e il rebus della futura leadership dem.

La replica dei dem alle parole di Renzi

Ely Schlein – Meteoweek

Immediata la reazione dell’ex senatore e volto storico del Pd Luigi Zanda: “Lo vogliamo capire che Conte, come Renzi e Calenda, vogliono disintegrare il Pd per prenderne i voti? Lo ripetono tutti i giorni“, sottolinea Zanda. “Il Pd dovrebbe sciogliersi e mandare allo sbando il sistema politico italiano per l’egoismo di Conte, Renzi e Calenda? Non scherziamo. Il Pd non è una costola dei 5S, che hanno dimezzato i loro voti del 2018”, aggiunge Zanda.

Ma Renzi non desiste e insiste sullo scioglimento dei dem, ai quali imputa anche la vittoria della destra capitanata dalla Meloni: “Non l’ho detto io che l’esperienza del Pd è finita, lo hanno detto esponenti del Pd. L’operazione fatta dal Pd e da Letta accecato dall’odio e dal risentimento personale anche nei miei confronti ha portato la Meloni e il centrodestra a prendersi il paese”.

Infine l’affondo che relega il Pd tra i “populisti”. Per Renzi infatti “il prossimo governo avrà due opposizioni: una riformista con noi, Calenda e chi vorrà starci, e una opposizione populista con Conte e quelli del Pd come Provenzano”.

Eppure da Carlo Calenda erano arrivati altri tipi di appello. Il leader di Azione si era rivolto al Pd per creare una forte opposizione riformista, escludendo il M5s. Una differenza ben colta ai vertici del Nazareno che parlano di “cacofonia prevedibile” e di una “contraddizione enorme” tra i due leader del Terzo Polo.

Una contraddizione che salta tanto più all’occhio perché “nel Lazio, Calenda e Renzi governano già con il Pd e i Cinque Stelle, solo che sembrano non accorgersene”.

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