A don Giulio, parroco di Bonassola (La Spezia), non è più concesso celebrare messa. Il sacerdote si è battuto per i diritti delle famiglie arcobaleno e dell’eutanasia
Don Giulio, parroco di Bonassola, in provincia di La Spezia, sarebbe stato sospeso a divinis dal celebrare pubblicamente i sacramenti. Ciò vuol dire che non potrà dire messa.
In breve, il sacerdote, che da molto tempo lotta a favore delle famiglie arcobaleno e che si è esposto anche su eutanasia e aborto, resterà prete ma non potrà più esercitare tutta una serie di attività tra cui confessare i fedeli, dire Messa o fare omelie in pubblico.
«Nel corso degli anni, più volte ha rilasciato esternazioni pubbliche, apparse anche su vari quotidiani e interviste televisive, nelle quali ha ripetutamente sostenuto posizioni non conformi all’insegnamento della Chiesa Cattolica», è scritto nel provvedimento emesso da parte del tribunale ecclesiastico della diocesi di La Spezia.
Sempre nel provvedimento, è scritto inoltre che il suddetto parroco dovrà «astenersi da esternazioni pubbliche contrarie al magistero della Chiesa, stabilendo che se ciò non venisse osservato sarebbe incorso nella sospensione dalla celebrazione pubblica dei sacramenti e sacramentali e dalla predicazione».
Don Giulio, tuttavia, avrebbe proseguito nel ribadire le proprie opinioni in merito a matrimoni e adozioni per coppie gay, eutanasia e aborto in alcune interviste rilasciate ai giornali. Ecco perché, nel provvedimento, si sottolinea che «il tenore sereno e consapevole con il quale sono state rilasciate porta ad escludere la presenza di fattori che possano avere influenzato la capacitando libera espressione del chierico, lui stesso ha riconosciuto sue le affermazioni».
Il provvedimento con cui si sospende il sacerdote a divinis spiega ancora che «ogni volta è stato ammonito e richiamato all’osservanza degli impegni pastorali e canonici», tuttavia «gli episodi hanno continuato a ripetersi nel tempo, suscitando sempre più grave scandalo tra i fedeli».
L’anno scorso, il giorno della Domenica delle Palme, il parroco aveva scelto di non benedire palme e ramoscelli d’olivo come forma di protesta. Nel corso della sua omelia, infatti, aveva detto di non approvare il documento della Congregazione per la dottrina della fede che vieta di benedire le unioni omosessuali. «Nella Chiesa si benedice di tutto, ma non l’amore vero tra omosessuali», erano state le sue parole.
Don Mignani si difende e spiega il suo pensiero a Il Corriere della Sera:«Le posizioni che ho assunto non hanno mai voluto essere offensive né polemiche nei confronti della Chiesa, e ciò che mi ha sempre mosso è la preoccupazione che la Chiesa possa essere considerata sempre più marginale e sempre meno credibile nella società contemporanea: eventualità molto reale qualora non maturi la capacità di mettere in discussione quegli aspetti che in passato possono anche aver assolto una funzione storica, ma che nel presente, cambiate le conoscenze e le sensibilità, rischiano di essere causa di allontanamento quando non addirittura di rifiuto.
Per ovviare il pericolo che la Chiesa si chiuda in una sterile autoreferenzialità mi sembra che la via sia quella di permettere a tutti i suoi membri, clero compreso, di poter esprimere liberamente il proprio desiderio di cambiamento».
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