Meloni ha fretta di chiudere ma litiga con Fi e Lega

Le pretese degli alleati non lasciano libera Giorgia Meloni di scegliere liberamente i ministri che vorrebbe nel suo governo, tra cui diversi tecnici. C’è anche da risolvere la questione delle presidenze di Camera e Senato e dei litigi interni al Carroccio. 

Prima ancora di sciogliere la grossa matassa che è la composizione del nuovo governo, Giorgia Meloni deve risolvere la questione su chi affidare la presidenza delle due aule del Parlamento così da avviare la nuova legislatura. Per Fratelli d’Italia e la sua leader non si può prescindere dal concedere la presidenza del Senato al partito e concedere quella della Camera alla Lega. I nomi in lizza per i due ruoli sono rispettivamente quelli di Ignazio La Russa e del ministro uscente Giancarlo Giorgetti.

Proprio Giorgetti però è contestato dal segretario del Carroccio che lo vede come uno dei principali nemici interni al suo partito e verso il quale Matteo Salvini ha deciso di porre un veto: il presidente della Camera deve essere una sua scelta o la sua leadership ne verrebbe ulteriormente minata. Una mediazione potrebbe arrivare sul nome di Riccardo Molinari, già capogruppo della Lega a Montecitorio nella XVII legislatura. Forza Italia a quel punto potrebbe pretendere un dicastero di peso per non rimanere indietro e imporre Antonio Tajani come ministro degli Esteri.

Ma l’accordo sulle aule del Parlamento non è ancora chiuso e a meno di due settimane dalle assemblea che ne decideranno presidenti non c’è ancora la certezza su chi andrà a ricoprirne i ruoli. Giorgia Meloni ha deciso quindi di lavorare a una cosa alla volta e scegliere di chiudere prima la questione sul Palazzo Madama. “Bisogna cercare di fare presto – afferma la presidente di Fratelli d’Italia – ci sono troppe scadenze importanti“.

I NODI SUI MINISTERI

Sebbene dovrà guardarsi molto attentamente dai suoi stessi compagni di partito che non lo vogliono più segretario della Lega, Matteo Salvini insiste con Giorgia Meloni per ricoprire nuovamente il ruolo di ministro dell’Interno. Meloni resiste e fa sapere che non se ne parla, apportando la nuova regola che chi ha coperto un incarico nei precedenti esecutivi non potrà ricoprilo nuovamente nel prossimo. Salvini dovrà accontentarsi di qualcosa di minore come il ministero dell’Agricoltura, delle Infrastrutture e dei Trasporti o non se ne fa nulla.

Altro problema riguarda Licia Ronzulli per la quale Forza Italia vuole un ministero di peso e ne chiede la poltrona per la Sanità. Meloni respinge la richiesta ma Berlusconi insiste: la vuole a Palazzo Chigi in quanto una dei suoi colonnelli. La Ronzulli non accetterà un ministero di secondo piano e FI torna a minacciare la possibilità di un mancato voto di fiducia se non verrà accontentata.

Un altro nodo è quello del rapporto tra Meloni e Roberto Cingolani che la leader di FdI vorrebbe tornasse nel ruolo di ministro della Transizione ecologica. L’idea fa a pugni con quanto detto sul ricoprire nuovamente ruoli già assegnati e di volere un Consiglio dei Ministri del tutto nuovo e in rottura con ogni altra esperienza. A questo punto potrebbe dirottare Cingolani verso una delega all’energia.

I MINISTRI TECNICI

Ma quanti ministri dovrà avere il probabile Governo Meloni, con quali deleghe e soprattutto quanti tecnici dovrà contare? Giorgia ne vorrebbe la metà, 12 sui previsti 24 ma sia la Lega che Forza Italia hanno già alzato la voce al riguardo e chiedono un governo assolutamente politico. “Leggo cose surreali che poi dovrei commentare, consiglierei prudenza” risponde ai giornalisti sul tema.

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