Svezia, la fuga di gas da Nord Stream 2 è aumentata di dimensioni. Smentite le dichiarazioni di Nord Stream AG e Gazprom, che parlavano di fughe di gas bloccate.
Nella giornata di oggi, la Svezia ha avviato le operazioni di monitoraggio, e ha inviato un sottomarino sul sito dei gasdotti russi nel Mar Baltico. Si tratta del Nord Stream 1 e 2, entrambi vittime di falle provocate la scorsa settimana a seguito di alcune esplosioni avvenute nell’area; un incidente, questo, che ha aggiunto ulteriori tensioni alla crisi energetica dell’Europa.
Alla luce di quanto emerso, nonostante Gazprom avesse annunciato la fine delle fughe provenienti dal gasdotto danneggiato, la Guardia costiera svedese ha invece rilanciato l’allarme. Oltre al monitoraggio sottomarino, un sorvolo effettuato sui punti di fuoriuscita nelle ultime ore ha mostrato che sì, la perdita dal Nord Stream 1 non sarebbe più visibile (tanto da essere considerata al momento esaurita), ma quella proveniente dal Nord Stream 2 sarebbe invece addirittura aumentata rispetto a domenica. Attualmente, spiegano le autorità svedesi, la falla misurerebbe “circa 30 metri di diametro“.
Le dichiarazioni delle autorità svedesi contrasterebbero, dunque, con quanto riferito dall’operatore del gasdotto, Nord Stream AG, e dal suo principale azionista russo, Gazprom. “La pressione nella linea A del gasdotto Nord Stream 2 e in entrambe le linee del gasdotto Nord Stream 1 si è stabilizzata dopo le rotture, e le fughe di gas si sono fermate”, avrebbe infatti spiegato l’operatore attraverso un comunicato ufficiale.
Ad ogni modo, è stato assicurati che le condutture verranno riparate, sebbene al momento non vi siano “tempistiche specifiche”. Dal canto suo, Gazprom ha avanzato la possibilità di rifornire l’Europa di gas attraverso la linea B del Nord Stream 2, che non sarebbe stata danneggiata dalle esplosioni. L’entrata in funzione di tale gasdotto, però, era stata già bloccata dalla Germania poco prima dell’effettiva invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Nel frattempo, le fughe di gas che fuoriescono dall’impianto sottomarino rischiano di provocare un “disastro climatico ed ecologico”. Forte l’appello lanciato da Greenpeace Italia: “Emissioni pari a quelle di 20 milioni di auto, equivalenti a 30 milioni di tonnellate di CO2”. E della stessa linea è anche il chimico atmosferico David McCabe, scienziato senior presso la ong Clean Air Task Force. “Ci sono una serie di incertezze, ma se questi gasdotti soffrono di malfunzionamenti, l’impatto sul clima sarà disastroso e potrebbe persino provocare effetti senza precedenti”, ha infatti affermato McGabe.
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