Nove anni fa, in quel drammatico 3 ottobre del 2013, avvenne la strage di Lampedusa: nel naufragio morirono quasi 400 migranti, tra cui diversi bambini.
Si celebra oggi la Giornata nazionale della memoria e dell’accoglienza, in ricordo del terribile naufragio del 3 ottobre 2013 che ad oggi rimane una delle più grandi tragedie mai capitate nelle acque del Mediterraneo.
Un peschereccio, partito dalla Libia, affondò drammaticamente a circa mezzo miglio dalle coste lampedusane. A perdere la vita furono in tutto 368 migranti, tra cui 83 donne e 9 bambini. Mentre solo dal mese di gennaio 2022, si contano 1400 migranti morti, tutti intenti a raggiungere disperatamente le coste europee.
“Inaccettabile che si perda ancora la vita nel Mediterraneo”
Sono passati nove anni da quella atroce disgrazia. Un peschereccio, partito dalla Libia, rimase bloccato poco lontano dall’Isola dei Conigli, nei pressi di Lampedusa, a seguito di un guasto ai motori. Nel tentativo di chiedere aiuto, l’assistente del capitano agitò uno straccio infuocato, così da attirare l’attenzione delle navi in transito e dei soccorsi.
Una mossa tanto azzardata tanto pericolosa. Alla vista del fumo, la folla di migranti che era bordo trasalì nel panico. Spaventati, si spostarono tutti su un lato solo della barca, provocando inevitabilmente un rovinoso naufragio. Dopo aver girato per tre volte su sé stessa, infatti, l’imbarcazione di inabissò fatalmente nelle acque del Mediterraneo, portandosi dietro una scia di vittime.
Si contano ancora 20 dispersi, mentre a salvarsi furono in tutto 155 – tra cui 41 bambini. Più pesante il bilancio dei morti: 368 è il numero accertato. E proprio oggi si celebra per questo la Giornata nazionale della memoria e dell’accoglienza: il nono anniversario di una tragedia che, in realtà, non ha mai smesso di mietere vittime. Basti pensare, infatti, che già da gennaio 2022 si contano ormai 1400 migranti morti o dispersi nel Mediterraneo.
Presenti oggi a Lampedusa sono stati l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), il Comitato 3 Ottobre e le organizzazioni della società civile, oltre che i rappresentanti delle istituzioni governative locali, nazionali ed europee.
“È inaccettabile che bambini, donne e uomini, persone in fuga da guerre, violenze e persecuzioni, continuino a perdere la vita nel Mediterraneo”, sottolinea Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Unhcr per l’Italia. “L’Europa deve dotarsi di un meccanismo più prevedibile e efficiente guidato dagli Stati per la ricerca e il salvataggio in mare e fare in modo che chi arriva in cerca di protezione possa trovarla e ricostruire la propria vita in dignità”, ha poi sottolineato. E viene poi ribadita l’importanza quanto mai urgente di “ampliare i canali sicuri e regolari di asilo e migrazione”, così da poter garantire alternative sicure all’attraversamento in mare alle migliaia di migranti che mettono a rischio la loro vita pur di trovare pace e stabilità in Europa.
“Ancora oggi tra rifugiati e migranti che attraversano il Mediterraneo Centrale contiamo molti minorenni, tra cui tante ragazze, spesso tra i soggetti più esposti al rischio di sfruttamento e violenza”, ha infatti evidenziato Sarah Martelli, Coordinatrice Unicef in Italia. E ha poi incalzato sulla necessità di “un’accoglienza adeguata”, che permetta efficacemente “la presa in carico dei casi più vulnerabili, il reinserimento scolastico e l’inclusione sociale, compreso il contrasto alla discriminazione”.