Dopo la sterlina in picchiata e le forti critiche, il governo britannico è costretto a fare retromarcia sul taglio delle imposte ai più ricchi.
Lo hanno annunciato la premier britannica Liz Truss e il ministro delle finanze Kwasi Kwarteng. Salta il taglio delle tasse ai ricchi.
Il governo britannico fa marcia indietro sul taglio delle tasse ai più ricchi. Ritirata la proposta dell’esecutivo conservatore di tagliare l’aliquota più alta delle imposte sul reddito. Una proposta che aveva scatenato non solo feroci critiche verso il partito conservatore alla testa del Regno Unito ma anche le forti turbolenze sui mercati, col crollo in Borsa della sterlina inglese. Sterlina che adesso dopo aver toccato il massimo a 1,128 dollari (+1%) adesso viaggia a +0,37% a 1,1119 dollari.
A confermare le indiscrezioni che erano circolate è stato il ministro delle Finanze Kwasi Kwarteng. Nel secondo giorno del Congresso annuale del Partito conservatore, Kwarteng ha twittato che “non procederà” con la rimozione dell’aliquota massima del 45%. “È chiaro che il taglio dell’aliquota fiscale del 45% ha messo in ombra la nostra missione di affrontare le sfide del nostro Paese. Pertanto, annuncio che non proseguiremo“ su questa via, ha cinguettato l’esponente del governo conservatore.
Una linea ribadita anche dalla premier britannica Liz Truss che riprendendo le parole di Kwarteng ha dichiarato: “Abbiamo capito e abbiamo ascoltato, ora il nostro obiettivo è costruire un’economia ad alta crescita che finanzi servizi pubblici di livello mondiale, che aumenti i salari e crei opportunità in tutto il Paese”.
Da parte del Tesoro britannico nessun commento. Kwarteng ha poi dichiarato di non volersi dimettere dopo la marcia indietro sul taglio delle tasse ai più ricchi. Ma non ha voluto ammettere che è stato un errore: “Quello che ammetto è che si è trattato di un’enorme distrazione su quello che era un pacchetto forte”, ha detto.
La proposta del ministro dell’Economia era quella di eliminare l’aliquota del 45% per i britannici che guadagnano più di 150 mila sterline (167.400 dollari) all’anno. Il passo indietro del governo è arrivato dopo la contrarietà espressa dagli ex ministri Grant Shapps e Michael Gove ai tagli fiscali non finanziati presenti nel “piano di crescita” presentato dal governo il 23 settembre scorso.
Un piano che ha portato a una crisi di fiducia degli investitori. A farne le spese la sterlina e i titoli di Stato britannici, tanto che la Banca d’Inghilterra è dovuta intervenire mettendo sul piatto 65 miliardi di sterline (73 mld di dollari) per sostenere i mercati.
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