Livelli di istruzione in Italia: crescita più lenta rispetto a media Paesi Ocse

In Italia i livelli di istruzione crescono più lentamente rispetto alla media dei paesi Ocse.

È stato nel corso di un evento organizzato congiuntamente da Ocse, Fondazione Agnelli e Save the Children, in contemporanea con la presentazione internazionale di Education at a Glance 2022, con la partecipazione in sala del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che è stato presentato il nuovo Report e i principali dati sull’Italia.

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Il report passa in rassegna i sistemi educativi dei 38 Paesi membri dell’Ocse, nonché Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Arabia Saudita e Sud Africa. I dati che vengono presi in considerazione sono: la spesa pubblica e privata per l’istruzione; il vantaggio di guadagno dell’istruzione; ingresso e diploma di scuola superiore; stipendi legali ed effettivi dei capi di istituto; e gli stipendi degli insegnanti e i tempi di istruzione. Il rapporto di quest’anno si focalizza anche sull’istruzione terziaria e analizza quale sia stato l’impatto effettivo della pandemia sull’anno scolastico 2021/2022.

Ad aver avuto una crescita più lenta in termini di livelli di istruzione, tra i vari Paesi Ocse, è stata l’Italia: è uno dei 12 paesi Ocse in cui la laurea non è ancora il titolo di studio più diffuso in questa fascia di età. È anche vero, però, che, in Italia, il vantaggio, in termini economici, di avere una laurea è inferiore rispetto agli altri Paesi. In questi ultimi, infatti, in media un laureato nell’arco della vita lavorativa (25-64 anni) guadagna il doppio di chi non ha un titolo di istruzione secondaria superiore. In Italia questo vantaggio è meno cospicuo.

«L’analisi dell’Ocse individua nodi critici che devono essere messi al centro dell’agenda del nuovo Parlamento e Governo. A partire dall’accesso all’università e dal mancato inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, con la conseguente perdita di talenti e la drammatica crescita dei giovani Neet. L’investimento va fatto nella primissima infanzia. Tuttavia, le disuguaglianze nascono molto prima: già durante la scuola primaria gli esiti degli apprendimenti differiscono, seguendo le condizioni socioeconomiche familiari e territoriali, e questi divari non fanno che aumentare durante tutto il percorso di studi, favorendo la dispersione scolastica».

Queste le parole della direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children, Raffaela Milano, che ha poi proseguito: «Per intervenire alla radice delle disuguaglianze educative è dunque necessario investire sin dalla primissima infanzia, con una rete di asili nido e servizi educativi di qualità accessibili a tutti». 

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