In Brasile l’ex presidente di sinistra Luiz Inacio Lula da Silva vince al primo turno delle elezioni presidenziali. Ma non è stato il successo travolgente delle attese.
Il presidente di destra uscente, Jair Bolsonaro, ha resistito oltre le previsioni. La sfida tra i due leader si deciderà dunque al ballottaggio del 30 ottobre.
Luiz Inacio Lula da Silva, leader della sinistra brasiliana, è in testa col 48,25% contro il 43,35% di Bolsonaro quando ormai è stato scrutinato il 99,24% dei voti. Ma già prima del termine delle operazioni di scrutinio il Tribunale superiore elettorale (Tse) aveva reso noto che nessuno dei due candidati avrebbe superato la soglia del 50% indispensabile per l’elezione diretta a presidente. Un risultato che comunque delude Lula, al quale i sondaggi avevano pronosticato un ampio margine per trionfare già al primo turno presidenziali.
Jair Bolsonaro, il presidente di destra uscente, è andato ben oltre le previsioni dei sondaggisti, che lo avevano dato molto indietro rispetto a Lula (dato dal 36% al 50% nelle intenzioni di voto). Adesso Bolsonaro, dopo aver evitato un’umiliante sconfitta al primo turno, ha quattro settimane per rovesciare i pronostici. Tutto rimandato al prossimo mese dunque. Un altro mese a disposizione di una campagna elettorale fatta di veleni e che da agosto ha piuttosto stancato milioni di brasiliani. Molti gli insulti personali tra i candidati ma pochi progetti per il Paese, con profonde fratture al suo interno e immense sfide in vista.
Il risultato del primo turno costringerà verosimilmente Lula a dover corteggiare gli elettori di centro e perfino quelli conservatori.
Il 67enne Bolsonaro, ex capitano dell’esercito, ha incentrato la campagna elettorali sulle virtù morali (il terzetto “Dio, patria, famiglia”) e ha attaccato a fondo Lula, da lui bollato come “ladro” e “ex detenuto”. Bolsonaro è sostenuto dagli evangelici (un terzo dell’elettorato brasiliano), dall’agrobusiness e dalle classi popolari che rimproverano al Partito dei Lavoratori di Lula gli scandali di corruzione.
Il mandato presidenziale di Bolsonaro si è caratterizzato per una gestione problematica della pandemia di Covid-19, con 686 mila morti in Brasile (secondo solo agli Stati Uniti), la crescita della fame e della povertà, la deforestazione in Amazzonia livelli record. E ancora per gli attacchi alla magistratura e alla stampa.
Lula, 76 anni, invece puntava al terzo mandato presidenziale al primo turno. A sostenerlo lo classi popolari, le donne e i giovani. Dal 2003 al 2010 ha già governato il Brasile, lasciando il potere con un grande indice di popolarità. A penalizzare Lula la macchia dello scandalo “Lava Jato”, un giro di corruzione legato alla compagnia petrolifera statale Petrobras.
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