Mosca accusa: “Prove di colpe occidentali nell’attacco al Nord stream”

Per i russi il danno subito dal gasdotto è il risultato di un sabotaggio e affermano di avere le prove di un coinvolgimento dell’Occidente. Dagli Usa chiedono verifiche, intanto si è venuto a creare un grosso danno ambientale tra Norvegia e Svezia. 

La Russia ha affermato essere in possesso di materiale che prova le responsabilità dell’Occidente nel sabotaggio subito sui gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2. E’ quanto dichiarato da Sergei Naryshkin, capo del Servizio di intelligence estero della Federazione Russa.

Abbiamo già alcuni materiali che indicano il coinvolgimento Occidentale nell’organizzazione e nell’attuazione di questo atto terroristico” afferma Naryshkin secondo il quale l’Occidente “sta facendo di tutto per nascondere i veri autori e organizzatori di questo atto terroristico internazionale“.

La risposta alle accuse arriva da Lloyd Austin, segretario alla Difesa americano, per il quale “Solo una volta che sarà completata l’indagine sulla natura delle esplosioni sarà possibile determinare con certezza cosa sia successo”. Per il ministro svedese dell’Energia Khashayar Farmanbar. “E’ molto probabile che le falle nei gasdotti transbaltici Nord Stream 1 e 2 siano state prodotte deliberatamente ed è molto improbabile che siano opera di soggetti diversi da uno Stato“, dato che “non sono state rilevate in anticipo” dichiara durante il Consiglio straordinario a Bruxelles. L’episodio “deve essere visto nell’ambito dell’attuale situazione sotto il profilo della sicurezza” e aggiunge che “dovremo indagare bene su quello che è successo“.

IL DANNO AMBIENTALE

A seguito di quello che al momento definiremo un incidente si è creata una enorme nuvola di metano tra la Norvegia e la Svezia. Il 96% del gas che si trovava nei due gasdotti era il potente gas serra metano, estremamente inquinante. Secondo i calcoli di Stephen Matthew Platt,  climatologo senior dell’Istituto norvegese per la ricerca sull’aria, le perdite hanno causato il rilascio di circa 40.000 tonnellate di metano, emissioni che corrispondono al doppio di quelle annuali dell’industria petrolifera e del gas in Norvegia. “Sono livelli record – dichiara Platt -, non abbiamo mai visto niente di simile prima in Norvegia e Svezia” sebbene abbia aggiunto che l’elevata concentrazione di metano non rappresenta un grave pericolo per le persone.

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