Un dato che corregge di molto al ribasso le stime di crescita indicate nel documento di economia e finanza approvato a inizio aprile da Palazzo Chigi.
Rallenta la crescita dell’economia italiana. Colpa, manco a dirlo, del caro energia, dell’inflazione e del rapido aumento dei tassi di interesse deciso dalle banche centrali. Il tutto sullo sfondo della guerra in Ucraina, che si strascina ormai da sette mese. In miglioramento invece il deficit dei conti pubblici.
Secondo la Nadef, la Nota di aggiornamento del Def approvata ieri pomeriggio dal governo, nel 2023 il Pil italiano frenerà al +0,6%. Una marcata contrazione a confronto del 2,4% indicato nel documento di economia e finanza approvato a inizio aprila dell’esecutivo.
Palazzo Chigi prevede invece per il 2022 un aumento del livello del Pil pari al 3,3%, rispetto al 3,1% stimato ad aprile. Un aumento reso possibile dalla crescita superiore al previsto rilevata nel primo semestre dell’anno. Mentre per il 2024, dopo il rallentamento del prossimo anno, il Nadef stima una crescita dell’1,8% e dell’1,5% per il 2025. Per la fine di quest’anno è prevista anche la discesa del tasso di l’inflazione.
“I prossimi mesi saranno complessi alla luce dei rischi geopolitici e del probabile permanere dei prezzi dell’energia su livelli elevati”, scrive il ministro dell’Economia Daniele Franco nella prefazione della Nadef. Ad ogni modo, sottolinea Franco, “le risorse a disposizione del Paese per rilanciare gli investimenti pubblici e promuovere quelli privati non hanno precedenti e potranno dar luogo a una crescita sostenibile ed elevata così da porre termine alla lunga fase di sostanziale stagnazione dell’economia“.
Mef: usare Pnrr per rilanciare il Pil
Usando a dovere il Pnrr, spiega il Nadef, il Pil potrà usufruire di una spinta enorme nel 2023. Il titolare del Mef lo sottolinea: “Dei 191,5 miliardi che il Pnrr ha assegnato all’Italia circa 21 saranno effettivamente spesi entro la fine di quest’anno. Restano circa 170 miliardi da spendere nei prossimi tre anni e mezzo: un volume di risorse imponenti“. Poi il ministro Franco insiste: “Se saranno pienamente utilizzate daranno un contributo significativo alla crescita economica a partire dal 2023, l’anno in cui secondo le nuove valutazioni si verificherà l’incremento più significativo della spesa finanziata dal Pnrr”.
In miglioramento almeno l’indebitamento netto tendenziale, sceso più di due punti, al 5,1% del Pil, con l’obiettivo programmatico che era stato fissato al 5,6%.
Anche il rapporto debito/Pil è stimato in netto calo nel 2022, al 145,4% dal 150,3% del 2021. Anche negli anni a venire è dato in discesa fino a giungere al 139,3% nel 2025. Franco ricorda poi che nel 2024 ritornerà il Patto di stabilità. Infine si dice convito che l’esecutivo finisca il suo lavoro “in una fase assai complessa a livello geopolitico ed economico ma con evidenti segnali di ritrovato dinamismo per l’economia italiana”.