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Politica

Riforme, Calenda e Renzi aprono a Meloni: “Se apre un tavolo noi ci saremo”

Il Terzo Polo (Azione e Italia Viva) si dice disponibile a un confronto per riscrivere le regole costituzionali con la nuova maggioranza.

Sì a un cantiere comune per discutere le riforme col centrodestra. Per il resto, Renzi e Calenda annunciano una fiera opposizione al governo che ci annuncia.

Matteo Renzi (Italia Viva) e Carlo Calenda (Azione) – Meteoweek

Se la nuova maggioranza di centrodestra farà partire un nuovo cantiere per le riforme, il Terzo Polo prenderà parte alla partita. I due leader di Italia Viva e Azione, Matteo Renzi e Carlo Calenda, sposano la linea della disponibilità e si dicono pronti al confronto.

Il primo a manifestare ieri l’intenzione di incontrarsi attorno a un tavolo delle riforme è stato il leader di Italia Viva. Nella sua Enews Renzi, dopo aver premesso che una Giorgia Meloni alla presidenza del Consiglio “avrà la nostra opposizione”, a cominciare dal voto contrario al momento della fiducia, anticipa anche che “se chiederà un tavolo per fare insieme le riforme costituzionali, noi ci saremo perché siamo sempre pronti – spiega l’ex premier – a riscrivere insieme le regole”. Del resto da tempo l’ex premier parteggia per l’idea del “sindaco d’Italia”, presente anche nel programma elettorale del Terzo Polo.  Nel 2016 Renzi chiuse la sua esperienza a Palazzo Chigi dopo la sconfitta a un referendum costituzionale.

Calenda: sì alla Bicamerale

Al termine della giornata arriva anche la disponibilità di Carlo Calenda. Per il leader di Azione “se Meloni farà una Bicamerale, è un dovere partecipare e discutere”. E ancora, “se farà delle proposte – aggiunge Calenda – è un dovere partecipare e discutere”. “Dopodiché – tiene a precisare l’ex ministro dello sviluppo economico – personalmente sono assolutamente contrario al presidenzialismo”.

Uscita vittoriosa dal voto del 25 settembre, la coalizione di centrodestra può contare su una maggioranza solida sia alla Camera che al Senato. Ma la pur ampia vittoria non gli ha dato i due terzi necessari per modificare direttamente in Parlamento la Costituzione. Per questo motivo se il centrodestra vuole attuare alcune delle riforme promesse in campagna elettorale – il presidenzialismo in primo luogo – ha davanti a sé sostanzialmente due strade: procedere da sola e passare poi per il referendum costituzionale (che in passato ha visto vincere il no due volte su quattro) oppure cercare un accordo con l’e forze politiche dell’opposizione attraverso la creazione di un tavolo delle riforme a più ampio spettro.

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