Il ritorno di don Camillo: il cardinale Ruini a tutto campo su Giorgia Meloni, il voto del 25 settembre, la politica italiana

In una lunga intervista al Corriere della Sera, il cardinale Camillo Ruini spazia a tutto campo sulla vita politica italiana.

L’ex presidente della Cei si sofferma a lungo su Giorgia Meloni, la vera vincitrice delle ultime elezioni politiche.

Il cardinale Camillo Ruini è stato a lungo presidente dei vescovi italiani (sedici anni). Vicario di Roma con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, è stato anche uno dei protagonisti della vita pubblica italiana. A 91 anni è tornato a commentare, intervistato da Aldo Cazzullo sul Corriere, i fatti più significativi della politica.

In primo piano ovviamente il risultato del 25 settembre che esprime, a suo giudizio, il distacco sempre più accentuato tra le élites progressiste e il paese reale, di segno più conservatore. Un contrasto, ricorda Ruini, che troviamo in tutte le democrazie dove gli intellettuali sono spesso progressisti, mentre la gente comune bada più al sodo. Ossia ai suoi interessi concreti e dunque «tende a essere più conservatrice».

Il cardinale poi passa a parlare di Giorgia Meloni, confessando di non essere stupito dalla sua ascesa. Ruini, che definisce «simpatica e “tosta”, come si dice a Roma» la leader di FdI, vede la chiave del suo successo politico nella coerenza e nella chiarezza delle sue posizioni. E non si tratta di un voto di protesta, spiega Ruini, ma di un sì convinto alla sua leadership.

A sinistra, d’altro canto, l’ex vicario di Roma dice di non vedere figure femminili di grande spessore politico. Mentre Meloni, aggiunge, «mi è sembrata molto perspicace, rapida nell’inquadrare i problemi». Se un difetto ha la leader del centrodestra è quello di avere poca esperienza di governo. Anche se ha cercato di provvedere, osserva Ruini, rinforzando la sua squadra «con personalità e competenze anche esterne al suo partito, e penso che continuerà su questa linea». Difficile valutare anche la sua competenza in campo economico, ma la cosa importante, precisa il cardinale, è che «scelga i ministri “giusti”, in una situazione economica estremamente difficile per l’Italia e per l’Europa».

Ruini non crede poi tante alle accuse di un ritorno al fascismo piovute soprattutto dall’estero, anche se la vera scommessa sta nella capacità di Meloni di riuscire a «rappresentare le istanze dei moderati, non quelle della destra estrema».

L’elogio di Draghi

Quanto agli altri protagonisti del panorama politico, Ruini registra il crollo della sinistra anche in alcune sue storiche roccaforti (Modena e Livorno). Un tracollo che spiega col fatto che i dem, nelle regioni rosse, sono legati a interessi locali che incidono meno però sul voto politico. Mentre la pessima performance di Salvini per lui è dovuta al fatto di aver «contraddetto le convinzioni di una parte cospicua del suo elettorato, specialmente in politica estera». Mentre Berlusconi regge meglio il colpo grazie al suo «grande fiuto politico».

Le elezioni politiche hanno fatto emergere il successo della linea anti Draghi, con l’unico partito di opposizione al suo governo come prima forza politica e col buon risultato di Conte e del M5s. L’ex premier però per Ruini non ne esce ridimensionato: «Mario Draghi ha reso un grande servizio all’Italia. Spero che tra il nuovo governo e quello di Draghi ci sia per molti aspetti una sostanziale continuità».

Crollo demografico, aborto e unioni civili

Dal nuovo governo, prosegue l’ex presidente della Cei, il mondo cattolico (almeno non quello che guarda a sinistra) si aspetta l’attenzione al problema demografico. Sul tema spinoso dell’aborto Ruini dice di sperare «che la legge 194 sia finalmente attuata anche dove dice che lo Stato riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio». Il che vuol dire aiutare le donne, speso straniere, che vorrebbero portare avanti la gravidanza ma devono fare i conti con una condizione di povertà. Mentre le unioni civili, aggiunge il cardinale, «dovrebbero essere differenziate realmente, e non solo a parole, dal matrimonio tra persone dello stesso sesso. Devono essere unioni, non matrimoni».

Il “consiglio” a Giorgia Meloni

Infine, dopo aver ricordato che difender gli interessi italiani è legittimo ma solo in un contesto europeo, Ruini dà un consiglio alla Meloni. Per evitare di fare la fine dei tanti leader “bruciati” dall’elettorato negli ultimi anni dopo una breve (anche se intensa) luna di miele. «Ovviamente deve cercare di governare il meglio possibile; e purtroppo non è detto che basti. La nostra Repubblica ha il problema della debolezza strutturale del potere esecutivo. Oso sperare che in questa legislatura si riesca a trovare un modo per rafforzarlo e consolidarlo, con il consenso più largo possibile».

Gestione cookie