La nostra auto d’epoca è vecchia e arrugginita, ma allo stesso tempo vorremmo trovare un modo per riportarla al suo splendore originale? Il nuovo decreto rilasciato di recente potrebbe essere un modo del tutto innovativo per riuscirci, specie perché sarebbe in grado di soddisfare un nostro desiderio personale. Ma di quale normativa si tratta, e come funzionerebbe l’ipotetica procedura?
Sono in procinto di arrivo delle novità
nel mondo del retrofit elettrico, cioè della crescente tendenza di modernizzare un veicolo tramite l’aggiunta di un propulsore elettrico. Dal primo ottobre entrerà in vigore il Decreto 26 luglio 2022 n.141, che detterà le nuove regole per la riqualificazione elettrica dei veicoli appartenenti alle categorie internazionali L, M1, M1G, M2, M2G, M3, M3G, N1 e N1G, in origine immatricolati con motore termico.
Ma cosa stabilisce questa nuova norma? In teoria dovrebbe sostituire il precedente decreto ministeriale del 2015, che consente di trasformare un veicolo delle categorie indicate in un mezzo con esclusiva trazione elettrica, che sia costituita almeno da un propulsore montato a monte degli organi di trasmissione, un pacco batterie e una interfaccia per la ricarica delle stesse ed eventuali altri sistemi necessari al corretto funzionamento del veicolo.
È stato pure specificato nell’articolo 2 che i veicoli, dopo l’aggiornamento, non devono differire per specifiche dimensionali e di prestazioni funzionalmente connesse con il sistema di riqualificazione elettrica. Per quanto debba essere migliorata deve avere le stesse prestazioni e caratteristiche per la quale era stata originariamente progettata. Non sarà quindi possibile utilizzare il retrofit per migliorare le prestazioni dei mezzi sottoposti alla modifica.
Se leggiamo molto attentamente, andando avanti, viene ancora una volta sottolineato che “ciascun sistema di riqualificazione elettrica è progettato, costruito e montato in modo che, in condizioni normali di impiego e malgrado le sollecitazioni cui può essere sottoposto, non siano alterate le originarie caratteristiche del veicolo in termini di prestazioni e sicurezza, nonché in modo da resistere agli agenti di corrosione e di invecchiamento cui è esposto”.
Comunque sia, a seguito della riqualificazione, che può essere effettuata senza la richiesta del nullaosta da parte del costruttore ricordiamo, il veicolo dovrà essere sottoposto ai controlli da parte della motorizzazione, che dopo la visita e la prova provvederà ad eseguire all’aggiornamento della carta di circolazione. Come avete visto hanno pensato ad ogni particolare sia per la realizzazione dell’auto elettrica che per la sua mobilità, dunque non c’è nulla che non manchi all’appello.
Ma chi è intenzionato a seguire la strada del retrofit, leggete bene, dovrà tener conto che la normativa non prevede la possibilità di ripristino del motore endotermico su un veicolo che è stato oggetto di riqualificazione elettrica. In Italia – purtroppo – dovremo pensarci bene prima di cimentarci in conversioni di auto d’epoca visto che non ci saranno garanzie di alcun genere a proteggerci.
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