Il racconto di Saman ai carabinieri descrive il rapporto burrascoso con il padre che la picchiava. È quasi un diario, ma in realtà è quanto ha svelato ai militari
Nelle carte dell’ordinanza del Riesame, c’è il racconto di Saman Abbas ai carabinieri. È una sorta di diario quello che svela di fronte a un militare. Dice di non volersi sposare, di non volere nozze combinate. Tutto questo, ovviamente, prima di sparire il 30 aprile 2021.
«Un anno fa, il 17 novembre 2019, sono andata in Pakistan con mio padre e mia madre per restarvi sino al 14 febbraio del 2020. Il 31 dicembre c’è stato il fidanzamento con mio cugino di 29 anni e il matrimonio era previsto il 22 dicembre 2020. A mio padre, appena ho saputo che voleva che mi sposassi con mio cugino, ho detto che non volevo farlo, sia perché lui era troppo grande sia perché non mi piaceva… E lui mi picchiò», ha raccontato la 18enne al carabiniere.
È il 3 febbraio 2021 e Saman, 18 anni, si trovava in una struttura protetta. La ragazza aveva la licenza di scuola media e sognava di continuare a studiare. Aveva chiesto il supporto dei Servizi sociali di Novellara (Reggio Emilia), dove viveva con i familiari in un casolare non lontano dal luogo in cui sarebbe stata uccisa, secondo l’accusa, da genitori, zio e due cugini. L’avrebbero soffocata e poi fatta a pezzi, per gettarla, infine, nel Po.
Tuttavia, il cadavere non è mai stato ritrovato. Era una ragazza ribelle Saman, che già nel 2019 scappò in Belgio per stare con un giovane che aveva conosciuto online. La trovò l’Interpol, e quando tornò a casa il padre la picchiò, perché non voleva che stesse con quel ragazzo.
Sopraggiunsero i carabinieri e i servizi sociali che cercarono di tutelarla. Saman raccontò ai carabinieri, in merito alle nozze combinate dal padre:«Anche mio cugino Rukisar era contrario alle nozze. Con mamma insistevo: “Dai, tu sei una mamma, lui è troppo grande per me, anche lui non vuole sposarsi con me…”». La donna replicò:«Lei diceva che non era una decisione che spettava a me…». E del padre spiega ancora:«Le reazioni di mio padre erano violente a livello fisico. Mi picchiava. Una volta, circa cinque mesi fa, ha lanciato un coltello nella mia direzione, non ha colpito me ma il mio fratellino, ferito a una mano. Nonostante perdesse molto sangue e io avessi detto di volerlo accompagnare al Pronto soccorso, nostro padre ha detto che non era possibile e ha chiuso la porta di casa. Era presente anche mia madre che però non ha detto né fatto niente…».
Ma le violenze erano frequenti, da quanto racconta ancora, con il padre che di frequente «cacciava di casa me, mia madre e mio fratello e andava a finire che dormivamo per strada, sul marciapiede. Ci cacciava dicendo: “Questa è casa mia, andate via!”. Lo diceva sia a me che a mia madre».
E tutto questo, spiega ancora la ragazza, perché non voleva sposarsi. Ma da quanto racconta ancora, il padre beveva spesso e la picchiava per varie ragioni, tra cui il fatto che lei voleva andare a scuola e lui non era d’accordo. «Ho finito la terza media facendo l’esame, ma quando gli ho detto che volevo iscrivermi alle superiori lui ha detto no, picchiandomi».
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