Il boom alle Politiche è il vertice di un’ascesa che in un decennio ha portato FdI dal 2 al 26% dei consensi.
Un miglioramento costante e continuo quello del partito di Giorgia Meloni. Con una decisa accelerata negli ultimi tre anni.
Il risultato di domenica che ha incoronato Fratelli d’Italia come prima forza politica italiana col 26% rappresenta indubbiamente il punto più alto di un partito nato per “dare una nuova casa alla destra” e riportarla ai livelli elettorali raggiunti sotto la guida di Gianfranco Fini.
Come spesso succede, Fratelli d’Italia è nato da uno choc politico: il traumatico strappo del 2010 tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Una rottura che porta Giorgia Meloni a abbandonare il suo antico mentore politico. Meloni non segue Fini in Futuro e Libertà e assieme a Ignazio La Russa e Guido Crosetto progetta di “dare una nuova casa alla destra”.
Ma FdI sorge anche in polemica con Berlusconi, che aveva stoppato le primarie del Pdl per timore che la candidatura di una concorrente temibile come Giorgia Meloni potesse offuscare la sua immagine di capofila incontrastato del centrodestra.
Gli esordi di FdI non sono felicissimi: alle Politiche del 2013 non arriva al 2%. Il partito fa meglio alle Europee del 2015, ma non supera comunque la soglia di sbarramento. Alle Politiche del 2018 FdI cresce ancora, ma non troppo: solo il 4,3% (contro il 17,4% della Lega e il 14% di Forza Italia).
Fratelli d’Italia decide poi di non entrare nel Governo Conte 1 con l’alleato leghista. Alle Europee di maggio 2018 la Lega vola al 34,3%. E FdI aumenta ancora di poco: raccoglie il 6,4% dei consensi, imparagonabile al clamoroso exploit del Carroccio e ancora insufficiente per sorpassare gli azzurri di Forza Italia (8,8%).
La svolta del 2019: FdI mette la freccia
La ruota però comincia a girare. Non aver preso parte ai vari esecutivi succedutisi dal 2018 (gialloverdi, giallorossi, governo di unità nazionale con Draghi alla guida) comincia a pagare, complice il calo di Forza Italia e Lega. Il tutto unito a una comunicazione sempre più efficace su media e social. Per non parlare dall’abilità oratoria della leader Giorgia Meloni, riconosciutale anche dagli avversari.
La svolta matura nel 2019, coi primi governatori nella Marche e in Abruzzo, i primi risultati a doppia cifra in alcuni territori, il sorpasso sugli azzurri di FI. La Meloni trae vantaggio a livello di consensi dal fatto di aver sempre mantenuto una linea di opposizione: “no” al Conte 1 e alla “grande coalizione” per il governo Draghi.
Nelle ultime amministrative il centrodestra non brilla. Ma il dato significativo è l’ascesa di FdI a primo partito della coalizione, con percentuali a doppia cifra praticamente dappertutto e il sorpasso sulla Lega di Salvini. Infine, la nottata elettorale del 25 settembre consacra l’egemonia di FdI sugli altri due partiti della coalizione di centrodestra. I voti di Lega e FI, sommati assieme, non si avvicinano nemmeno ai consensi di Fratelli d’Italia.
Un trionfo ma anche un monito per la premier in pectore che dovrà fare in conti con la volatilità di un elettorato che “divora” leader sempre più velocemente.