FdI – passata dal 2 al 26 per cento in dieci anni – ha completamento rovesciato i rapporti di forza interni alla coalizione di centrodestra.
La Lega invece si è involuta seguendo un percorso inverso a quello della formazione politica guidata da Giorgia Meloni.
Come si spiega un divario così ampio tra la Lega di Salvini – che solo quattro anni fa viaggiava oltre il 34% alle Europee – e Fratelli d’Italia? Una prima lettura la fornisce Lorenzo Pregliasco, direttore di YouTrend, durante un incontro con la stampa.
Basta guardare alla distribuzione dei voti di Fratelli d’Italia, fa osservare Pregliasco, per accorgersi del salto di qualità del partito di Giorgia Meloni. Nel 2018 FdI si caratterizzava ancora come un partito “per lo più laziale”, mentre adesso si presenta con profilo “totalmente nazionale”. Un percorso inverso a quello della Lega, nuovamente arretrata a un livello regionale, nordico ovviamente, dopo il tentativo di trasformarsi in una forza politica nazionale.
Il Carroccio infatti, spiega Pregliasco, “ha perso l’appeal nazionale”. Una involuzione che “abbassa il costo di sacrificare Salvini”. Così “la Lega, su valori modesti, torna a essere il partito del Nord, perde l’avanzamento che aveva sviluppato al Centro-Sud, concentra i consensi in Lombardia e Veneto e quasi sparisce dalla Toscana in giù'”, fa notare Pregliasco.
Ma ci sono segni di cedimento del Carroccio anche nelle sue tradizionali roccaforti, dove la Lega pare “aver perso tutto quello che era il suo insediamento storico”. In particolar modo il suo ruolo di voce della piccola e media imprenditoria.
Colpisce soprattutto la débâcle in Veneto, dove “FdI ottiene il doppio della Lega, che diventa il terzo partito“. A giudizio di Pregliasco,Giorgia Meloni è riuscita a “interpretare il tema della rappresentanza sociale della piccola industria e dell’artigianato, che avevano guardato in passato a Forza Italia e Lega e ora premiano la leadership più forte, che un tempo aveva riguardato Salvini e ora riguarda Meloni”.
Ad ogni modo, una nota positiva per il Carroccio c’è: la scelta dei collegi uninominali. “La Lega ha scelto bene i collegi uninominali dove correre“, sostiene il direttore di YouTrend. Dagli uninominali provengono infatti la gran parte dei seggi (42 sui 65 ottenuti alla Camera) conquistati dalla Lega, mentre FdI, puri in presenza di una percentuale di voti tre volte maggiore, ha ottenuto 49 seggi nei collegi uninominali e 69 in quelli plurinominali. Forza Italia, invece, ha potuto fare larva su “una forte spinta al Sud” risultando infine “ancora più spostata sull’asse calabrese-siciliano”.
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