In quattro anni la Lega ha dimezzato i voti raccolti alle Politiche del 2018. Per non parlare del confronto con l’exploit alle Europee del 2019.
Dal quartier generale del Carroccio non arrivano commenti ufficiali, ma trapela la sorpresa e la delusione per un risultato elettorale nettamente sotto le aspettative della dirigenza leghista.
Che la performance elettorale del Carroccio abbia soddisfatto ben poco Matteo Salvini appare evidente dal primo commento su Twitter (alle 23:14) dopo la chiusura dei seggi. L’ex ministro dell’interno esulta per il risultato della coalizione di centrodestra. Ma non proferisce parola su quello del suo partito. “Centrodestra in netto vantaggio sia alla Camera che al Senato. Sarà una lunga notte, ma già ora vi voglio dire: grazie”, cinguetta Salvini, rivolto agli elettori.
Nessun commento sui dati della Lega. Come non ne arriveranno nelle tre ore successive, che il numero uno del Carroccio passa chiuso nel suo ufficio nella sede federale del partito in via Bellerio a Milano.
Appaiono lontanissime nel tempo le immagini di tre anni fa, quando Giancarlo Giorgetti posizionò una statuina del guerriero Alberto da Giussano – storica icona leghista – sul davanzale della finestra dell’ufficio di Salvini per celebrare anche sul piano simbolico lo straordinario 34% alle Europee del 2019. E spicca anche il contrasto tra il Salvini di allora, affacciato sul cortile, e quello di adesso asserragliato – o quasi – nel suo ufficio.
Molte cose sono cambiate in tre anni. A cominciare proprio dal nuovo ufficio di Salvini, senza più finestre che danno sul cortile. Il segretario leghista ha seguito lo spoglio dei risultati nel nuovo ufficio fronte strada. Con lui collaboratori e dirigenti del partito: i capigruppo Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, il responsabile organizzativo Roberto Calderoli, i deputati e amici Eugenio Zoffili, Fabrizio Cecchetti, Igor Iezzi, Edoardo Rixi e Alessandro Morelli. Giancarlo Giorgetti invece ha preferito rimanere a casa, a Cazzago Brabbia, in provincia di Varese.
I dirigenti del Carroccio non si sbottonano coi giornalisti. Bocche cucite sui risultati elettorali. Radio Libertà (la ex Radio Padania) invece apre il filo diretto con gli ascoltatori. Prima aveva mandato in onda alcuni vecchi discorsi di Umberto Bossi (candidato alla Camera).
Stando alle prime proiezioni arrivate in nottate, la Lega è andata piuttosto male: dimezzati i voti delle Politiche del 2018, quando il Carroccio arrivò al 17,4%. E adesso il movimento deve fare anche i conti col sorpasso di FdI in Veneto e Lombardia, storiche roccaforti leghiste. Salvini, riferisce l’AGI, viene descritto come “silenzioso e concentrato sui dati e sorpreso” da chi ha avuto modo di vederlo.
Che lo stupore e la delusione siano profondi in via Bellerio lo conferma anche un commento di un esponente di spicco del partito rimasto anonimo: “Non ci attendevamo in alcun modo un risultato del genere”. Se dovesse essere confermata la percentuale inferiore al 9% nel partito potrebbe incrinarsi qualcosa sul fronte interno. E non è esclusa anche la crisi della leadership di Salvini, che però dalla sua può sempre vantare il balzo dal 4,1% delle Politiche del 2013 (quando alla segretaria c’era Roberto Maroni) al 34,3% delle Europee del 2019.
Un’altra ipotesi è che qualcuno possa chiedere un congresso. Il leader leghista ad ogni modo ha avviato la stagione dei congressi. Prima cittadini, ai quali faranno seguito quelli provinciali e regionali. Per chiudere, infine, col congresso nazionale.
Unico a commentare finora è stato Claudio Borghi su Twitter: “Noi come partito siamo andati come vedete. Ci sarà modo di analizzare il come e il perché. Il centrodestra vince, governerà e noi ci saremo. In Toscana si prospettano alcuni risultati clamorosi agli uninominali”.
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