Con il referendum di domenica, Cuba dice “sì” ai matrimoni e alle adozioni gay. Con il 67% di voti favorevoli, il Paese ha approvato la modifica del Codice della famiglia.
Cuba ha votato per legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso attraverso un referendum nazionale. Circa due terzi della popolazione ha votato a favore, approvando le riforme in un nuovo Codice della famiglia, che consentirà anche la maternità surrogata e darà alle coppie gay il diritto di adottare bambini.
Si tratta di un importantissimo traguardo per il Paese, di un momento che passerà alla storia. Si ricorda, infatti, che negli anni ’60 e ’70 Cuba vedeva i gay perseguitati e mandati nei campi di lavoro.
Svolta storica per il Paese
Con quasi il 67% di voti favorevoli, è stato detto sì al referendum per l’introduzione dei matrimoni gay e la maternità surrogata. I cubani hanno dunque approvato il nuovo Codice della famiglia, andando a riformare il precedente che risaliva al 1975. Nonostante il grandissimo risultato, c’è stata però una significativa opposizione alle riforme da parte dei gruppi religiosi e conservatori.
Nella giornata di domenica, il presidente Miguel Díaz-Canel ha affermato che si sarebbe aspettato che la maggior parte della popolazione avrebbe votato sì, sottolineando come il nuovo codice rifletta la diversità delle persone, delle famiglie e delle convinzioni. Nella giornata di lunedì, quella post voto, le proiezioni hanno indicato una “tendenza irreversibile”, con quasi il 67% dei sì. La legge richiedeva almeno il 50% dei voti favorevoli degli elettori.
Secondo quanto dichiarato dal Consiglio elettorale, il 74,1% degli aventi diritto al voto al referendum nazionale di domenica si è presentato alle urne. Con il 94% dei voti contati alle 9:00 di lunedì mattina, 3.936.790 avevano votato a favore e 1.950.090 contrari, offrendo di fatto un sostegno schiacciante alla nuova legge. Le riforme sono state il culmine degli sforzi degli attivisti per i diritti dei gay a Cuba. Gli atteggiamenti ufficiali nei confronti dell’omosessualità sono cambiati molto negli ultimi decenni, in parte grazie agli sforzi della figlia dell’ex leader Raúl Castro, Mariela.
Nella prima parte del governo del leader comunista Fidel Castro dopo la rivoluzione del 1959, uomini e donne omosessuali furono mandati in campi di lavoro per presunta “rieducazione”. Tuttavia, sono ancora diverse le comunità, comprese le chiese evangeliche e altri gruppi conservatori non religiosi, che si oppongono all’unione civile e ai diritti LGBTQ+. Parte dell’opposizione ha persino organizzato una campagna per un “no”, esortando i cubani a cogliere un’opportunità unica per consegnare al governo comunista del paese una sconfitta alle urne.