Russia, aperte le urne in Kamchatka: al via i referendum di annessione per le quattro regioni occupate da Mosca. Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa: “Votazioni illegittime”.
Le agenzie di stampa russe hanno affermato che le votazioni nelle province di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia sono iniziate questa mattina, venerdì 23 settembre. Nella Kamchatka, nell’estremo oriente russo, sono stati infatti aperti i primi seggi elettorali. “Quattro seggi elettorali sono stati aperti presso i rifugi temporanei per gli sfollati e resteranno aperti fino al 27 settembre”, ha reso noto la commissione elettorale della Kamchatka.
Come comunicato dalla Tass, in quest’area si trovano numerosi sfollati dalle repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk e delle regioni di Kherson e Zaporozhye. Nella vicina regione di Chukotka, dove dal 27 settembre apriranno i seggi elettorali, si contano attualmente 160 sfollati, molti dei quali avrebbero dichiarato – riporta sempre la Tass – di voler ottenere la cittadinanza russa.
“Referendum non hanno valore legale”
Sono in corso i cosiddetti “referendum” nelle aree dell’Ucraina occupate dalle truppe russe. I residenti sono stati invitati a votare sull’indipendenza e l’annessione alla Russia delle quattro regioni ucraine. Le urne sono state organizzate frettolosamente dopo l’annuncio pervenuto in settimana, e dovrebbero durare fino a martedì 27 settembre. L’Occidente guarda alle votazioni come “illegittime”, come un subdolo tentativo di infangare l’annessione indebita delle regioni da parte di Mosca.
Il presidente Vladimir Putin ha indicato nel suo ultimo discorso che il Cremlino sfrutterà i referendum per riconoscere il territorio occupato come russo, e ha minacciato di essere disposto a difendere queste nuove acquisizioni utilizzando tutti i mezzi a sua disposizione, comprese le armi nucleari. “L’invasione del territorio russo è un crimine che costringe ad usare tutte le nostre forze di autodifesa”, ha dichiarato giovedì in un post su Telegram Dmitry Medvedev, ex presidente russo e ora vicepresidente del consiglio di sicurezza. “Ecco perché questi referendum sono così temuti a Kiev e in Occidente”, ha poi aggiunto Medvedev.
A Kiev, i funzionari hanno tuttavia affermato che il referendum non provocherà nessun tipo di impatto, per quanto riguarda la situazione sul campo di battaglia o la controffensiva dell’esercito ucraino. “Non c’è nessun referendum. C’è un esercizio di propaganda che viene chiamato referendum”, ha affermato Mykhailo Podolyak, assistente del presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy.
Dal canto suo, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (che controlla le elezioni) ha già elencato una serie di ragioni per cui tali referendum non hanno valore legale: anzitutto non soddisfano gli standard internazionali; sono poi contrari al diritto ucraino. Inoltre, le aree in cui vengono svolte le votazioni non sono sicure, sono occupate dalle forze militari, e gran parte della popolazione chiamata al voto è fuggita a causa del conflitto.
Con Putin che ha anche annunciato questa settimana una leva militare per arruolare 300.000 soldati da far scendere in campo in Ucraina, pare che il Cremlino stia ora cercando di riprendere il sopravvento nel conflitto. Secondo quanto spiegato da Mosca, i referendum sarebbero “un’opportunità per le persone nella regione di esprimere la loro opinione”.