Nel processo per stupro di gruppo a Ciro Grillo e ai suoi amici spunta fuori una vecchia conversazione con la madre.
Per gli avvocati delle parti civili la nuova chat mostrerebbe il lato violento della personalità di Grillo jr.
Saltano fuori nuove (o meglio vecchie) chat nel processo a Ciro Grillo ai suoi tre amici per stupro di gruppo. Nell’udienza di ieri, attesa anche per la testimonianza della mamma di Ciro, Parvin Tadjk, gli avvocati delle parti civili – Dario Romano e Giulia Bongiorno – hanno puntato l’attenzione su una chat tra Ciro Grillo e la madre, risalente all’agosto 2017.
Si tratta di una chat nella quale la moglie del fondatore del M5S riprende aspramente il figlio. All’epoca della conversazione Ciro si trovava in Nuova Zelanda, a Auckland, per una vacanza studio. La ragione del rimprovero stava nel fatto che la scuola neozelandese voleva espellerlo. Per alcune sue parole che avevano parecchio irritato il vicepreside.
“Se potessi darei due pugni in faccia al preside e mi farei le sue due figlie”. Questo lo sfogo di Grillo jr con un compagno di classe. Una frase scioccante che portò all’apertura di un procedimento disciplinare e al rischio di esser espulso dall’istituto. Per i legali delle parti civili frasi come quelle vanno ritenute molestie sessuali vere e proprie. Oltre a dimostrare, questa la tesi degli avvocati, il temperamento violento e aggressivo di Ciro Grillo.
Una tesi che i legali del figlio di Beppe Grillo contestano con energia. “L’affermazione non ha nulla a che vedere con la molestia sessuale”, affermano i difensori del giovane. “È un modo di dire, molto poco elegante, che nel gergo maschile viene usato”. In altre parole accuse tendenziose che non possono influire sul processo.
Nell’udienza davanti al tribunale di Tempio Pausania, la madre 61enne di Ciro Grillo ha confermato la sua versione dei fatti. Cioè di non aver sentito nulla provenire dalla casa accanto alla sua, dove secondo l’accusa si sarebbero consumate le presunte violenze a danne due giovani ragazze milanesi.
Parvin Tadjk ha dunque ribadito agli inquirenti quanto detto tre mesi dopo gli eventi. In aula era presente anche Cristina Stasia, amica di Parvin Tadjik. Pure lei dormiva nell’appartamento quella notte. La donna ha testimoniato di aver incrociato una delle due ragazze coinvolte: “Ho incrociato la ragazza era con i piedi sul tavolo che fumava tranquilla. Non mi ha chiesto aiuto”. Nessun segnale di allarme o di choc. Il processo a Ciro Grillo e ai tre suoi amici (Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria) andrà avanti il prossimo 19 ottobre.
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