Mangiano tonno fresco al ristorante, in quattro finiscono in ospedale con la sindrome Sgombroide. Le autorità invitano tutti i cittadini ad evitare il consumo di tonno fresco.
Brutto episodio, quello capitato ad alcuni ignari malcapitati. Come spiegato da Il Corriere delle Alpi, sono infatti quattro le persone che, dopo aver mangiato del tonno fresco in due ristoranti diversi, sono finiti ricoverate presso l’ospedale di Belluno a causa di un’intossicazione alimentare.
Come riportato dal quotidiano, tre degli sfortunati clienti sono parte di un nucleo famigliare. Tutti e quattro, comunque, sono stati ricoverati per via della sindrome Sgombroide. Il Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 1 Dolomiti consiglia di evitare il consumo di tonno fresco nelle prossime ore.
La sindrome Sgombroide: come riconoscerla
I quattro intossicati si sarebbero presentati presso il pronto soccorso di Belluno accusando sintomi quali mal di testa, rossore della cute, congiuntivite e disturbi intestinali. Ricoverati e messi sotto osservazione dall’equipe medica, avrebbero ripercorso con il personale medico sanitario quanto ingerito nelle ore precedenti. Sarebbe dunque emerso che tutti e quattro avevano consumato, sebbene in posti diversi, del tonno fresco al ristorante. I medici hanno dunque fornito loro la diagnosi: i pazienti erano affetti dalla sindrome Sgombroide, un tipo di intossicazione che insorge poco dopo il consumo del cibo interessato. Tutti e quattro i malcapitati sono stati dunque immediatamente sottoposti alla terapia antistaminica prevista.
La sindrome Sgombroide è un tipo di intossicazione risultante dall’ingestione di pesce alterato. Si manifesta con una sintomatologia simile a quella di un’allergia, dato che è dovuta prevalentemente all’alto tenore di istamina, come risultato della decomposizione dell’istidina – amminoacido presente nelle specie appartenenti alle famiglie Scombridae e Scomberascidae, e quindi tonno, sgombro, sarde, sardine, acciughe. Fondamentale in questo senso è la corretta conservazione degli alimenti. Se infatti i prodotti ittici non vengono opportunamente conservati, il processo di decomposizione dell’alimento accelera quello dell’istidina, formando quindi grandi quantità di istamina.
Dove è scattato l’allarme
Alla luce di quanto segnalato, il Dipartimento di Prevenzione e nello specifico il Servizio di igiene degli alimenti, d’intesa con i carabinieri del Nas di Treviso, hanno operato sinergicamente per ricostruire il percorso dell’alimento in questione. Le autorità competenti hanno quindi provveduto a controllare i due ristoranti coinvolti. Non sarebbe stato necessario disporre la chiusura degli esercizi commerciali, ma a scopo precauzionale è stato disposto il sequestro del tonno fresco, così che potesse essere analizzato. Saranno le analisi di laboratorio a far luce su cosa non abbia funzionato nella catena della conservazione del prodotto ittico. Fondamentale sarà verificare le eventuali anomalie avvenute della “catena del freddo”, quella parte di settore che permette la conservazione del pesce pescato fino al suo arrivo sulle nostre tavole. Nel frattempo, la Ulss 1 Dolomiti invita tutti i cittadini dell’area interessata ad evitare il consumo di tonno fresco.