Aperti due fascicoli a Ancona e Urbino sull’allerta meteo e sulle esondazioni di giovedì scorso nelle Marche.
I carabinieri hanno acquisito i tabulati telefonici per verificare se sono partite le chiamate per allertare i comuni dell’emergenza.
Due procure – quelle di Ancona e di Urbino – indagano sull’allerta meteo e sulle esondazioni che la sera di giovedì 15 settembre hanno portato morte e devastazione nelle Marche. Già nella mattinata di venerdì la procura anconetana ha aperto un fascicolo contro ignoti. Un fascicolo in mano al procuratore aggiunto Valeria D’Agostino e al pm Valeria Cigliola. I reati ipotizzati sono quelli di omicidio colposo plurimo e inondazione colposa.
Anche il procuratore di Urbino, Andrea Boni, ha aperto un fascicolo relativo al solo reato di inondazione colposa. Questo perché nella zona di Cantiano, anch’essa colpita dall’alluvione, non ci sono state vittime ma soltanto – si fa per dire – pesantissimi danni alle case e alle strade.
Appare piuttosto evidente che le due procure stanno lavorando a stretto contatto. Come è evidente che col passare del tempo i fascicoli si arricchiscono col materiale acquisito e messo a disposizione da carabinieri e vigili del fuoco. Per ora si tratta soltanto di acquisizioni, non di sequestri. Ma nei prossimi giorni non è escluso che ci siano, anche solo come atto dovuto, le prime persone indagate.
La più delicata delle piste d’indagine è quella centrata sul sistema di allerta. Monica Garulli, la procuratrice di Ancona, ha detto con chiarezza che “quello che si riscontra in questo momento è che non c’è stato un’allerta da parte della Regione Marche nei confronti dei comuni”.
Esattamente l’opposto di quel che aveva dichiarato la responsabile della sala operativa della protezione civile della Regione Marche, Susanna Balducci: “Giovedì sera era presente una persona perché l’allerta giallo non prevedeva più personale”. E “dopo le 22”, visto come si evolveva la situazione di emergenza (indicata da un igrometro sul torrente Misa) questa persona “ha preferito fare le telefonate direttamente a tutti i comuni”. Non è chiaro però chi siano stati i destinatari delle telefonate. I sindaci, da parte loro, avrebbero raccontato ai carabinieri di non aver ricevuto segnali d’allarme.
Per questa ragione oggi i carabinieri hanno acquisito i tabulati telefonici delle persone che sono stati parte attiva nella catena di allerta. Serviranno a chiarire uno dei punti chiave dell’indagine. Ovvero se le telefonate sono effettivamente partite, a chi erano destinate, chi ha risposto alla chiamata.
Quanto al secondo reato (inondazione colposa) le due procure stanno cercando soprattutto documenti sulle opere di manutenzione dei fiumi. Con un occhio particolare al Misa e al Nevola, nel Senigalliese, e al Burano e al Cinisco nella zona di Cantiano.
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