Quell’ultima esplosione spaziale regala un altro spunto di analisi e riflessioni. Gli astronomi hanno ristretto la sequenza temporale di uno scoppio stellare, combinando i dati dei raggi X Chandra della NASA, del telescopio spaziale Hubble e del telescopio spaziale Spitzer, quest’ultimo oramai in pensione ma sempre foriero di validi consigli.
Incrociando questi dati, si è giunti a un risultato importante, se non fosse perché è molto difficile determinare la sequenza temporale della scomparsa della stella, a differenza dei detriti delle stelle esplose nella Via Lattea e nelle galassie vicine, che possono essere viste in modo relativamente semplice.
Un team di astronomi ha studiato gli spettacolari resti di una supernova nella Grande Nube di Magellano, una galassia vicina alla Via Lattea, utilizzando i telescopi della NASA. Ciò ha aiutato gli astronomi a trovare indizi sufficienti per “tornare indietro nel tempo” per la supernova. I risultati dello studio incrociando i vari telescopi, sono stati recentemente pubblicati su The Astrophysical Journal.
Un’esplosione che avrebbe raggiunto la Terra circa 670 anni fa
Per il resto, ciò che rimane della supernova SNR 0519 è costituito dai detriti dell’esplosione di una stella bianca nella Grande Nube di Magellano. La galassia si trova a 1.60.000 anni luce dalla Terra. La stella ha raggiunto una massa critica, estraendo materia da una stella compagna oppure, si ipotizza, fondendosi con un’altra stella nana.
Successivamente ha subito un’esplosione termonucleare e fu distrutta. Questo tipo di supernova è noto come supernova di tipo Ia. Gli scienziati utilizzano spesso le supernove di tipo Ia per un’ampia gamma di studi scientifici che vanno dalle esplosioni termonucleari alla misurazione delle distanze delle galassie in miliardi di anni luce.
L’immagine composita di SNR 0519, situata nella Grande Nube di Magellano, mostra i dati dei raggi X dell’Osservatorio, uniti a quelli del Chandra della NASA e i dati ottici del telescopio spaziale Hubble.
Nell’immagine, i raggi X della supernova con energie basse, medie e alte sono mostrati rispettivamente in verde, blu e viola. Alcuni dei colori si sovrappongono per apparire bianchi. Secondo la NASA, i dati ottici mostrano il perimetro del resto stellare in rosso e le stelle intorno al resto in bianco.
I dati combinati offrono agli scienziati la possibilità di “riavvolgere” il film dell’evoluzione stellare che si è svolta da allora e capire quando è iniziata. Un altro viaggio nel tempo.
Per misurare le velocità del materiale nell’onda d’urto dell’esplosione, i ricercatori hanno confrontato le immagini di Hubble del 2010, 2011 e 2020. Le velocità variano da circa 3,8 milioni a 5,5 milioni di miglia orarie. Se la velocità del materiale nell’onda d’urto fosse stata verso l’estremità superiore delle velocità stimate, gli astronomi hanno determinato che la luce dell’esplosione avrebbe raggiunto la Terra circa 670 anni fa, o durante la Guerra dei Cent’anni tra Inghilterra e Francia, nell’era della dinastia Ming in Cina.