Si indaga sul giallo dello studente scomparso e ritrovato senza vita nel Tevere: gli inquirenti stanno lavorando sulla morte di Behzad Shiran. Spariti il monopattino e il cellulare. Dall’ipotesi si suicidio a quella di un litigio.
È giallo sulla scomparsa dello studente iraniano Behzad Shiran. Il suo corpo è stato ritrovato dopo essere riaffiorato sul Tevere. Del 32enne si erano perse le tracce dal 2 settembre scorso, dopo essersi allontanato dalla sua abitazione di Villa Gordiani, quartiere XII Collatino della Capitale.
Il cadavere dello studente universitario è stato recuperato intorno alle 13:30 i sommozzatori dei vigili del fuoco, coadiuvati dagli agenti della Polizia fluviale. Alcuni suoi averi erano stati ritrovati già nei giorni scorsi, sempre nei pressi del fiume. Da qui il concentrarsi delle ricerche proprio nelle acque tiberine.
Non si esclude nessuna pista: dall’incidente, al suicidio a una colluttazione con qualcuno
Nella giornata di lunedì era stato ritrovato lo zaino di Behzad Shiran, con all’interno alcuni suoi effetti personali. Vi erano anche il mazzo di crisantemi acquistato in ricordo dell’anniversario della morte di sua madre, e una bottiglia di tequila e lime. Il ritrovamento era avvenuto sulla sponda del Tevere sotto il Ponte dell’Industria, detto anche “ponte di ferro”.
Mancavano all’appello, oltre al suo corpo, anche il monopattino grigio con il quale era uscito di casa, e il suo cellulare. Ieri, però, il triste ritrovamento. Il suo cadavere è stato ritrovato nel Tevere, impigliato sotto le fronde di un albero. La salma è stata trasportata presso l’istituto di medicina legale della Sapienza, ed è ora a diposizione dell’autorità giudiziaria.
Il giovane era uno studente universitario iscritto al corso di Ingegneria all’Università la Sapienza di Roma. Sulla sua morte, ancora avvolta nel mistero, stanno indagando gli agenti del Commissariato San Paolo, che pare non escludano alcuna pista – dall’incidente al suicidio. Gli agenti sono risaliti anche alle conversazioni che il 32enne avrebbe avuto con un suo amico su WhatsApp, lo stesso giorno della sua scomparsa. Dalle chat, pare non sia emerso alcun indizio in merito alla possibilità di un gesto volontario. “Ci vediamo alle cinque”, aveva infatti scritto all’amico.
Gli inquirenti stanno dunque cercando di capire cosa abbia potuto provocare la caduta in acqua del giovane. Oltre al gesto estremo, una dalle ipotesi al vaglio degli inquirenti valuta la possibilità che il giovane possa aver avuto un litigio e una colluttazione con qualcuno, finendo così rovinosamente nel Tevere. Toccherà ai medici legali far luce sulle cause del decesso. Dall’autopsia, infatti, sarà possibile risalire ad eventuali traumi riportati da Behzad Shiran.