Nell’ultima conferenza stampa pre-elettorale, il premier uscente si tolto qualche sassolino dalle scarpe.
E non ha risparmiato critiche a FdI, Lega e M5s anche senza nominarli espressamente.
Dopo aver varato il dl Aiuti ter d 14 miliardi senza ricorrere a scostamenti di bilancio, Mario Draghi va avanti sui decreti delegati per concorrenza e balneari – malgrado il “niet” leghista – e vola a Ostra, nelle Marche colpite dalla spaventosa alluvione.
E nell’ultima conferenza stampa prima delle elezioni, dove ha detto di essere indisponibile per un secondo mandato a Palazzo Chigi, non ha perso occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, mandando qualche frecciata a Meloni, Salvini e Conte senza fare i loro nomi.
A Fratelli d’Italia e al Carroccio Draghi rimprovera, in maniera implicita ma piuttosto evidente, il legame di amicizia con l’Ungheria di Viktor Orban finita una volta ancora nel mirino di Bruxelles. “Noi difendiamo lo Stato di diritto”, così il premier uscente. Draghi poi aggiunge: “I nostri alleati sono la Germania e la Francia, che difendono lo stato di diritto. C’è da domandarsi come uno si sceglie i partner? Certamente sulla basa di una comunanza ideologica, ma anche sulla base della tutela degli interessi degli italiani. Bisogna chiedersi chi mi aiuta a proteggere gli italiani meglio? Chi conta di più tra questi partner? Datevi voi le risposte”.
Sanzioni alla Russia? Funzionano, dice Draghi
Draghi affronta anche il capitolo delle sanzioni alla Russa, in riferimento a Salvini e alla sua posizione sull’inutilità delle sanzioni contro il Cremlino. “Il governo su questo non condivide” la posizione del segretario leghista. “Le sanzioni funzionano, la propaganda russa ha cercato di dimostrare il contrario ma non è vero, altrimenti non si spiegherebbero i comportamenti recenti di Putin. Bisogna continuare su quel fronte”. Sulle sanzioni contro Mosca “all’interno del centrodestra ci sono tanti punti di vista. Quello di Salvini prevale? Non posso dire questo”.
L’idea di levare le sanzioni “è una visione che il governo attuale non condivide, c’è chi parla di nascosto con i russi, chi vuole togliere le sanzioni, ma la maggioranza degli italiani non lo fa e non lo vuole fare. Bisogna continuare sul fronte delle sanzioni” contro la Russia, “questa è la linea politica che il governo ha seguito. E bisogna continuare con il sostegno all’ucraina fino a che non vinca la guerra di liberazione, perché tale è, da chi ha invaso il suo paese”.
Sui fondi russi ai partiti occidentali
Il presidente del consiglio si concentra poi sui documenti americani relativi ai finanziamenti di Mosca a partiti occidentali per condizionare la politica di quegli Stati. Ma i fondi russi sono arrivati anche nel nostro Paese. Draghi racconta di aver avuto “una telefonata con Blinken (segretario di stato Usa, ndr)”. “Era naturale chiedere cosa sapessero e lui mi ha confermato l’assenza di forze politiche italiane nella lista di chi ha beneficiato di fondi russi”.
A confermarlo anche i colloqui dell’intelligence. “I vertici dei servizi italiani hanno avuto contatti con i loro omologhi Usa e l’intelligence Usa ha confermato di non avere evidenza di finanziamenti occulti russi a forze politiche che competono nella tornata elettorale attuale. La democrazia italiana è forte non si fa abbattere dai nemici esterni e dai loro pupazzi prezzolati. Non bisogna aver timore di qualunque voce. Negli ultimi 20 anni la Russia ha effettuato una sistematica opera di corruzione in molti Paesi europei e negli Stati Uniti, non c’è niente da stupirsi sono cose note”.
In ultimo, una stoccata a Conte, non nominato espressamente, sulle armi all’Ucraina: “Non si può votare l’invio delle armi all’Ucraina e poi dire non sono d’accordo, o ancora peggio, inorgoglirsi dell’avanzata ucraina dopo che si è stati contro l’invio delle armi. Si voleva forse che l’Ucraina si difendesse a mani nude? Forse sì”.