Il processo per la morte durante la gita scolastica, avvenuta otto anni fa, di un ragazzino era affetto da cardiopatia congenita.
Per l’accusa la responsabilità sarebbe dell’insegnante, che lo avrebbe fatto sforzare troppo. Ma lei si difende.
Va avanti il processo per la morte di Alessio Quaini, il ragazzino scomparso a soli 13 anni in gita scolastica. Era l’’11 aprile del 2014: Alessio, che soffriva di una cardiopatia congenita, accusò un malore mentre saliva le scale. Si sentì male dopo aver percorso gli oltre 40 gradini necessari per raggiungere la sala civica del municipio di Villanuova sul Clisi.
Il ragazzino morì a causa della stessa patologia cardiaca che qualche anno prima (nell’agosto 2002) aveva provocato la morte anche del fratello Simone. Per questi fatti risalenti al 2014 il pubblico ministero ha chiesto una condanna a otto mesi per l’insegnante che quel giorno aveva la responsabilità di Alessio Quaini.
A giudizio dell’accusa a provocare la morte del tredicenne sarebbe stato proprio lo sforzo di salire gli scalini. Per il consulente del pm e per i medici che avevano in cura Alessio e che gli avevano impiantato un defibrillatore, quello sforzo è stato fatale per il suo cuore. Dello stesso parere i genitori del ragazzino, parte civile al processo, per i quali i 40 gradini sono la causa principale della morte del figlio. Di tutt’altro avviso la difesa dell’insegnante.
Il 28 settembre il giudizio del tribunale
Adesso bisognerà aspettare fino al 28 settembre per sapere se, a giudizio del tribunale, ci sono delle responsabilità colpose per la morte di Alessio. La difesa ha messo in luce che il defibrillatore di Alessio – che avrebbe potuto rivelare o meno con certezza l’aritmia – non è stato sottoposto ad alcun esame.
Per il pm invece la professoressa era a conoscenza della malattia del suo giovanissimo studente. E dunque non doveva sottoporre il ragazzo a quello sforzo. La difesa replica che a scuola non era stata portata la certificazione medica. Inoltre solo qualche mese prima Alessio era stato al Vittoriale, dove le scalinate non mancano. Ma il pm obietta ancora: l’insegnante aveva il dovere di vigilare. La difesa della professoressa ha chiesto l’assoluzione per la sua assistita perché il fatto non sussiste.
I due fratelli
I due fratelli, Alessio e Simone Quaini, erano gemelli. Entrambi erano nati nel 2000, tutti e due affetti da cardiomiopatia ipetrofica dilatativa. Nel 2002 Simone ha iniziato ad avere i primi problemi: inserito in lista d’attesa per un trapianto di cuore, è deceduto nell’agosto di quello stesso anno. Invece Alessio è stato bene fino al 2010.
Fu allora, a causa di una crisi cardiaca, che si rese necessario l’impianto di defibrillatore interno. Negli anni successivi si sono succedute altre crisi cardiache, inclusa l’ultima, quella fatale, dell’11 aprile 2014.