Una famiglia all’apparenza modesta e senza grilli per la testa. Ma in realtà nel corso degli anni era si era creata un tesoro attraverso false fatturazioni.
Accusa di evasione fiscale per una coppia di marito e moglie. I due si sono consegnati e oggi saranno interrogati. Coinvolti nell’affare illecito anche il figlio e una zia.
Un tesoro nel giardino di casa. Lo nascondeva una coppia di coniugi di Gussago, paese alle porte della Franciacorta, nel Bresciano. Oggi verranno interrogati dal gip di Brescia.
Sotto terra, nel prato all’inglese, avevano seppellito una montagna di denaro. Otto milioni in contanti, per la precisione. Li avevano sotterrati in sacchi verdi, in buste di plastica sottovuoto ermeticamente chiuse. Ma nascondere tutto quel patrimonio sotto metri di terra non è servito.
Il denaro, seppellito in modo disordinato, non nello stesso punto, ma sparso su tutto il terreno, è stato scovato dalla Guardia di finanza, anche grazie all’aiuto dei cani addestrati.
Un’associazione per delinquere per frodare il fisco
Per gli inquirenti la coppia è al vertice di un’associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale e all’emissione di fatture per operazioni esistenti. Parliamo di un cospicuo giro di fatture false da circa mezzo miliardo di euro, con 93 milioni di imposte evase.
Una famiglia per nulla appariscente. I due, incensurati, avevano un tenore di vita insospettabile, dal basso profilo. Una coppia modesta senza sfarzi e eccessi, tanto meno che girava in auto lussuose o si concedeva vacanze esotiche. Un’esistenza senza pretese, fatta di normali passeggiate in montagne e giri in bicicletta.
A capo – e vera “mente” – dell’affare illecito ci sarebbe il capofamiglia di 46 anni, titolare di aziende che commercializzano metalli ferrosi nella provincia di Brescia. A suo fianco il “braccio destro”, la moglie quarantenne.
Stando alle ricostruzioni degli investigatori, l’organizzazione si sarebbe servita di numerose società fantasma e di prestanome per emettere, a partire dal 2018, fatture false e evadere le tasse.
Il gruppo avrebbe emesso fatture false per oltre 500 milioni di euro, evadendo 93 milioni di imposte. Marito e moglie non erano a casa quando gli investigatori si sono presentati per la perquisizione e la notifica del mandato di custodia cautelare in carcere. Da alcuni mesi si trovavano all’estero: in Austria o a Panama, noto paradiso fiscale. Solo nelle scorse ore si sono costituiti: lui a Cremona, lei a Verziano, in provincia di Brescia. Sembra siano disposti a spiegare al gip come sono andate le cose.
Coinvolti nell’”azienda criminale” anche il figlio di 22 anni e la zia materna, finiti entrambi ai domiciliari.