Disaccorpare gas e elettricità per abbassare le bollette: cosa vuol dire e come funziona

A inizio secolo la decisione di accorpare i due costi: quello del gas e quello dell’elettricità.

Un modo per favorire gli investimenti in energie “verdi”. Ma che ora non regge più dopo la pandemia e la guerra russa in Ucraina.

Imperativo dei governi europei: abbassare le bollette dell’elettricità, schizzate a livelli record. Per farlo una delle misure al vaglio della Commissione europea e del governo italiano è disaccorpare il costo del gas da quello dell’elettricità.

All’inizio del Duemila i negoziatori hanno legato l’andamento del prezzo dell’elettricità – inclusa quella prodotta da fonti rinnovabili – al prezzo del gas. Una scelta che si prefiggeva di incentivare gli impianti sostenibili per l’ambiente fornendo una garanzia di maggiori introiti e andando a compensare gli investimenti iniziali nel solare o nell’eolico.

Ma la scelta, fatta per agevolare gli impianti “green”, è rimasta in piedi finché il prezzo del gas non è schizzato alle stelle trascinandosi dietro anche quello dell’elettricità. Nel Belpaese sono le centrali a gas a produrre circa metà dell’energia. Garantendo una continuità che al momento le fonti rinnovabili non possono assicurare.

L’impennata del prezzo del gas però si riflette a cascata sul prezzo dell’energia prodotta, anche su quella generata – a costi molto più bassi – dalle fonti rinnovabili. Da qui l’idea di disaccorpare gas e elettricità per permettere ai fornitori di fissare un prezzo in base al costo di produzione.

Il prezzo del gas vola: ecco perché

A determinare il prezzo del gas oggi è il Ttf, il mercato di Amsterdam che di fatto rappresenta una sorta di Borsa europea per il gas. Nel 2022 il costo per megawattora è schizzato alle stelle al Ttf, dove si scambiano future, i contratti per acquistare o vendere una certa quantità di gas in una determinata data.

Anche la Borsa del gas olandese è volatile e soggetta alla speculazione come tutte le altre borse. Ma la speculazione è lievitata dopo l’invasione russa dell’Ucraina e le tensioni sulle forniture di gas ai Paesi europei.

“Non ha più senso”. Così di recente Mario Draghi ha definito l’accorpamento elettricità-gas. Un legame pensato in un’altra era energetica, prima dei cambiamenti cominciati già a metà 2021, con la lenta uscita dalla pandemia, la ripresa vigorosa della domanda e la svolta “verde” dell’Unione europea. La svolta “green” ha portato a contrarre gli investimenti nel gas e dunque, a cominciare dalla seconda metà del 2021, i prezzi del gas (e dell’elettricità) hanno fatto registrare un’impennata.

A intensificare la tendenza al rialzo ci si è messa poi la guerra lanciata da Mosca in Ucraina a febbraio 2022. Per questo motivo da mesi sia Ursula Von der Leyen che Draghi hanno insistito per il disaccorpamento. Pochi giorni fa anche Berlino ha rivelato di volerlo valutare.

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