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Covid: approvati vaccini aggiornati, ma il trial sperimentale della “vecchia versione” non si è ancora concluso

Il primo trial sulla sicurezza si chiude nel 2023 eppure i vaccini aggiornati contro Omicron sono stati già certificati come sicuri.

“Le evidenze ci dicono che gli attuali vaccini anti-covid a mRNA, somministrati a milioni di individui, sono sicuri”.

Con questa frase pubblicata dal suo profilo Twitter, il commissario della Food and Drugs Administration Robert Califf ha commentato la nuova autorizzazione concessa in America per i vaccini contro il Covid, aggiornati contro la variante Omicron.

Ansa

Approvazione che fin da subito ha generato notevoli polemiche. Le evidenze a cui fa riferimento Califf nel suo tweet, sono infatti più labili di come vengono presentate dal commissario della FDA.

Se da un lato è vero che l’iter scelto dalla Fda per questa nuova autorizzazione è identico a quello che seguono attualmente i vaccini anti-influenzali, dall’altro parliamo di un farmaco che vedrà terminare il suo primo trial sperimentale di medio-termine sulla sicurezza nel 2023.

Nessuno può davvero mostrare evidenze scientifiche che attestino la sicurezza di questi farmaci fino a quando il primo trial di sperimentazione non sarà concluso.

Si comprende allora quanto diverso sia il discorso in tal senso per i vaccini anti-influenzali, che seguono sì, un iter agevolato nelle approvazioni annuali, basandosi però sulla versione originaria di un vaccino sperimentato per almeno dieci anni. 

Fin dal principio i criteri con questi farmaci sono stati messi in commercio, hanno sollevato diverse perplessità all’interno del mondo scientifico. E questo non riguarda solo la sperimentazione clinica in vivo condotta dalle case del farmaco. C’è anche un’altra questione ad esempio: quanto può realmente valere un test sugli animali rispetto a un trial di tre-cinque anni di sperimentazione clinica sull’uomo? 

Lav è un’associazione che si occupa della tutela dei diritti degli animali. Un ente di parte, che di certo non si pronuncierà mai a favore di che da decenni lotta contro l’abitudine tutta umana di usare altri esseri viventi come cavie. Hanno redatto un dossier di 7 pagine realizzato nel 2020, che ben sintetizza le incognite della sperimentazione animale: 

“La storia ci ha mostrato che i test sugli animali non sono predittivi per gli esseri umani. Gli animali non sono mini-umani, infatti, spesso non soffrono delle nostre patologie e rispondono in modo diverso ai farmaci. Ancora oggi, oltre il 90% delle nuove formulazioni farmaceutiche, che sembrano essere sicure ed efficaci negli animali, falliscono negli studi clinici sull’uomo. La ricerca del vaccino contro l’HIV dura da oltre tre decenni, senza successo, nonostante centinaia di studi clinici su dozzine di tipi di vaccino che avevano mostrato risultati promettenti nei test sui primati”

La scelta di immettere questo vaccino servendosi di un’autorizzazione emergenziale è stata aspramente criticata anche da importanti esponenti del mondo scientifico. È il caso ad esempio di Peter Doshi, senior editor della prestigiosa rivista scientifica British Medical Journal, che fin dall’inizio della pandemia ha fortemente criticato la superficialità con cui, a suo parere, si è condotta la sperimentazione dei vaccini contro il Covid. L’autorizzazione di emergenza, vincola le case farmaceutiche ad aggiornare continuamente il loro database, fornendo con regolare cadenza tutti i nuovi dati che arrivano dal trial ancora in corso.

Una scelta che nei fatti però la stessa FDA ha rispettato in modo molto ambiguo, accordandosi ad esempio con le case farmaceutiche affinché i dati sulle sperimentazioni restassero segreti al pubblico fino al 2070.

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