Uomo uccide il figlio di 2 anni con calci e pugni: fratellino torna da madre

Il padre aveva ucciso il figlio di due anni tre anni fa, il 22 maggio 2019 a Milano, in un alloggio popolare di San Siro.

Una ragazza rom apolide di 23 anni, si era vista uccidere il figlio di due anni dal suo compagno, il 22 maggio 2019 e nel 2021, il Tribunale Minori le ha tolto anche l’altro figlio. La ragazza era incinta di quest’ultimo figlio la notte in cui il compagno ha ucciso il piccolo di due anni.

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Il delitto del 2019 è avvenuto in un alloggio popolare a San Siro, Milano. La ragazza si era vista uccidere il figlio di due anni dal compagno violento, un 26enne rom italiano, che aveva inferto sul corpo del piccolo, talmente tante botte che sono stati contati 51 pugni e calci in testa, lesioni al labbro superiore, morsi riportate a braccia e schiena e persino ustioni a fuoco vivo sotto i piedi.

Dopo due anni da quel tragico episodio, ossia l’anno scorso, il Tribunale dei Minori le aveva tolto anche l’altro figlio di due anni, di cui la ragazza era incinta nel 2019, dichiarando che il piccolo fosse adottabile in una famiglia avente tutti i requisiti necessari, come è poi successo. Tuttavia ora, la Corte d’Appello Minori ha ribaltato il verdetto, revocato l’adottabilità del piccolo, e ridando a sua madre la responsabilità genitoriale, disponendo che la madre possa vedere il figlio, inizialmente in uno spazio neutro.

Il suddetto verdetto non sarà impugnato, neanche per la mancata convocazione (anche se per legge dovrebbe essere così) della famiglia a cui hanno affidato il bambino. La Corte d’Appello, il 9 marzo 2022, ha condannato il compagno violento della donna a 28 anni di carcere.

La Corte d’Appello ha anche accolto il ricorso della mamma del bimbo contro l’adottabilità del figlio di cui era incinta nel 2019. I magistrati, ridando alla donna la potestà genitoriale, hanno asserito che costei «ha fatto progressi nel proprio progetto di reinserimento sociale», l’hanno inserita all’interno di  una struttura che lavora con il Centro Antiviolenza della Mangiagalli, è stata inoltre affidata in prova ai servizi sociali dal Tribunale di Sorveglianza per scontare la pena che le resta per i furti che aveva messo a segno nel proprio passato, «con riscontri molto positivi ha frequentato un corso di formazione per aiuto cuoco di tre mesi, al quale è seguito l’avvio di un tirocinio lavorativo retribuito in un ristorante». Il consulente tecnico d’ufficio ha infine messo in evidenza che «nel rapporto con la madre, il figlio la cercasse e recepisse “come centrale”».

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