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Economia

Dalla pandemia alla crisi energetica: ecco cosa è cambiato per la ristorazione

Dalla pandemia alla crisi energetica: cosa è cambiato per la ristorazione? Quale lezione gli imprenditori italiani stanno imparando a loro (pesantissime) spese? 

Prima la pandemia, poi le tensioni geopolitiche. Se il nemico numero uno dei ristoratori prima era il pacchetto di misure anti-Covid disposto dal governo (dal lockdown, al coprifuoco, al numero di posti al coperto, e così via), adesso il settore deve fare i conti con il caro energia. In buona sostanza, a fare paura nel 2022 non è più il virus, ma sono le bollette di gas ed elettricità.

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Sulla questione è intervenuto Dario Laurenzi, titolare e Ceo della Laurenzi Consulting, società che dal 2004 nel settore delle consulenze sia in Italia che all’estero in ambito ristorativo e hospitality. Rispondendo alle domande di AGI, Laurenzi ha spiegato come arginare il rischio del tracollo degli imprenditori che operano nel settore, e come l’emergenza energetica influirà e cambierà il modo di fare ristorazione.

“Nell’arco di qualche mese la situazione rientrerà”

Secondo Laurenzi la situazione è seria si dice anche convinto che “nell’arco di un mese, forse sei o magari un anno, la situazione è destinata a rientrare”. Si tratterebbe, in effetti, di “una speculazione contingente di chi sta approfittando di una determinata situazione politica, ma non è che non ci sia più il gas”. Sebbene non sarà facile per tutti questo percorso fatto di rincari e aumenti, e sebbene si conteranno purtroppo anche realtà che non riusciranno ad aspettare tutto questo tempo, e che falliranno prima, la maggior parte dei gruppi italiani – spiega ancora Laurenzi – riusciranno ad uscirne – “certo con difficoltà, con le ossa rotte”. Come del resto è avvenuto durante il periodo della pandemia.

Importante, in questo senso, è quello di “trovare un modo per tirare avanti con queste bollette così aumentate”. Un discorso che vale per tutti, del resto – si pensi del resto “alle grandi aziende manifatturiere o alle grandi aziende metalmeccaniche italiane”. “La ristorazione è uno degli ingranaggi di questo meccanismo così grande e che riguarda tutti in generale. Per il quale alla fine si dovrà trovare un compromesso, anche perché in altri Paesi, si veda la Spagna e il Portogallo, è stato fissato un tetto massimo al prezzo del gas e mi sembra che sia di 120 euro”, ha sottolineato Laurenzi.

Un’ipotesi, questa del tetto massimo, già avanzata dalle aziende gasivore, che avevano lanciato qualche giorno fa un urgente appello al governo Draghi. Eppure, spiega ancora Laurenzi, tale misura pare non sia applicabile a causa di problemi di bilancio, a causa del deficit. Diverso, invece, sarebbe il discorso sul tetto massimo europeo – misura sicuramente più fattibile, e sulla quale lo stesso Draghi sta spingendo in Europa.

Una situazione complessa e non certo delle più rosee, ma – spiega ancora il Ceo – non sarà comunque questa a segnare “un punto di partenza per un nuovo modello di ristorazione”.Ancora una volta si tratta di uno shock che purtroppo farà qualche morto. Staremo più attenti, certo, con il gas, la luce, i consumi, ma non vedo all’orizzonte un cambio radicale del nostro stile di vita. Non è accaduto in pandemia, non accadrà ora”, ha infatti evidenziato Laurenzi.

Dalla crisi attuale, però, se ne ricava anche un’importante lazione – che va oltre il settore della ristorazione. Ovvero che il problema della sostenibilità energetica è più concreto che mai. È una priorità, un tema preesistente che ora sta amplificando i suoi effetti in modo tale che non può più essere ignorato. La crisi attuale ci insegna dunque che è fondamentale “trovare sistemi alternativi”, e così come “anche un’etica nel consumo dei beni a disposizione”. E, ovviamente, “stare più attenti”, rivalutare il “rapporto che c’è tra noi e il consumo energetico in generale”.

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