Allarme euro, la moneta europea ai minimi da 20 anni: sale invece l’indice del dollaro. Gli analisti e gli economisti prevedono per l’eurozona una imminente recessione: “Un grave disastro potrebbe essere all’orizzonte”.
L’euro è sceso sotto i 0,99 dollari per la prima volta in due decenni. Un crollo che segue lo stop proclamato dalla Russia del flusso di gas naturale attraverso il gasdotto Nord Stream 1, intensificando così i rischi di una profonda recessione. Alla luce di un quadro difficile e preoccupante, la valuta della zona euro condivisa da 19 membri è dunque scesa dello 0,44% questa mattina. In precedenza l’euro era già sceso a 0,988 dollari nel 2002 – che rimane al momento il livello più basso mai raggiunto dalla nostra moneta.
I timori per l’economia globale hanno spinto gli investitori ad avvicinarsi maggiormente alla moneta statunitense, attualmente considerata un bene rifugio. L’indice del dollaro è infatti salito dello 0,46%, raggiungendo perciò il livello massimo degli ultimi 20 anni dello 110,04.
Come spiegato da Markets Insider, gli analisti di settore e gli economisti prevedono come l’economia dell’eurozona possa cadere in recessione già entro i prossimi mesi, mentre le famiglie e le imprese dovranno ridurre il loro consumo di energia. Le tensioni geopolitiche, che hanno scatenato una situazione già aggravata dal conto che la pandemia ha lasciato da pagare, hanno minato pesantemente l’euro, che è sceso di quasi il 13% da 1,137 dollari all’inizio dell’anno.
Al contempo, il valore dollaro aumenta. Gli aggressivi rialzi dei tassi di interesse della Federal Reserve hanno infatti riportato gli investitori verso gli asset in dollari, facendo impennare il biglietto verde e schiacciando tutte le altre principali valute. Non a caso, l’indice del dollaro è salito di circa il 15% quest’anno. “Offrendo tassi di deposito overnight del 2,3%, e sostenuto da una quasi indipendenza energetica e da un’economia statunitense relativamente forte, non dovrebbe essere una sorpresa vedere l’offerta del dollaro aumentare”, ha affermato Chris Turner, stratega di ING.
Anche la sterlina, tuttavia, è stata sottoposta a forti pressioni negli ultimi mesi. Con il paese che – similmente ai suoi vicini di casa – lotta con la propria crisi energetica, la moneta britannica è infatti scesa dello 0,23% a 1,148 dollari, sempre nella giornata di oggi. Dall’inizio di gennaio, inoltre, la sterlina segna una scivolata di oltre il 15%. Naaem Aslam, stratega della piattaforma di trading Avatrade, ha spiegato che i trader starebbero in buona sostanza “perdendo fiducia quando si tratta dell’eurodollaro o della sterlina”. “I consumatori stanno lottando ogni giorno e sono preoccupati per le loro bollette energetiche. Non c’è soluzione nel breve termine per questo, data la natura della salute economica dell’Ue e del Regno Unito, e un grave disastro potrebbe essere all’orizzonte“, ha poi aggiunto Aslam.
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