Giallo Liliana Resinovich, lo sfogo del fratello: “Ipotesi di suicidio è verità plastica. La perizia ha aumentato dubbi e incertezze sul caso”. Secondo l’uomo e i famigliari, “si sostiene il suicidio senza dimostrarlo”.
Secondo quanto stabilito dalla perizia disposta dalla procura, Liliana Resinovich si sarebbe uccisa due o tre giorni prima che fosse ritrovato, nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste, il suo corpo senza vita lo scorso 5 gennaio. Una svolta apparentemente decisiva, questa, che siglerebbe il caso come decesso per asfissia. Ma il giallo sulla sua morte non trova fine.
Se da un lato nelle 50 pagine di perizia della Procura si parla anche di un’altra (remota) ipotesi, per la quale il suo cadavere sarebbe stato “congelato”, nascosto e infine abbandonato, a non credere alla storia del suicidio è soprattutto il fratello della donna.
“Ipotesi di suicidio è verità plastica, non siamo convinti”
L’ipotesi che Liliana si sia suicidata, come sostenuto nella perizia incaricata dalla Procura, “è una verità di plastica“, che “non convince me e i miei familiari“, spiega il fratello in una nota affidata all’ANSA. Sin dall’inizio di questa storia Sergio Resinovich ha del resto detto di non credere all’ipotesi del suicidio. Seguito dai suoi legali, per l’uomo, distrutto dalla scomparsa della sorella, “non è stato suicidio”. Liliana sarebbe stata invece “percossa e uccisa da più persone”.
“Non ci sarebbe mai tolta la vita. Conoscevo bene mia sorella, nulla di quanto le si attribuisce faceva parte dei suoi comportamenti consueti”, spiega inoltre Sergio nella sua ultima nota. E prosegue: “Non ho mai accusato nessuno, non voglio farlo ora, da fratello e da semplice cittadino cerco solo di capire cos’è realmente successo e mi auguro che tutti coloro che hanno conosciuto ed amato Lilli, non si accontentino, come me, di una soluzione così debole ed instabile”.
Per l’uomo, l’ipotesi del suicidio è “inverosimile”, sebbene abbia comunque dichiarato “di essere pronto ad accettare anche questa amara verità, purché convincente sotto il profilo dei fatti e della scienza”. Infatti, incalza il fratello della donna, né lui né gli altri famigliari hanno ancora ottenuto una “risposta esaustiva” sul caso. Quanto offerto dalle ricostruzioni degli inquirenti è “tutto sempre aperto, molto generico”. E alla luce di quanto scritto nel documento della perizia commissionata dalla Procura, “i dubbi e le perplessità non hanno fatto altro che aumentare anziché diminuire“.
Ci sarebbero infatti “vari aspetti non chiariti, molte cose non approfondite, alcuni errori e imprecisioni”. Da qui la richiesta di Sergio Resinovich agli investigatori e alla Procura di “approfondire e integrare l’esame medico legale”, di procedere a “un nuovo esame”, così da poter “eliminare le tante ombre che ancora permangono sulla fine di mia sorella”.