Il “carrello della spesa” è diventato una vera e propria emergenza, con prezzi in aumentano. Solo nel mese di agosto c’è stato un rincaro del 9,7%.
Il mese di agosto ha visto un significativo aumento dei prezzi, il che ha fatto scattare l’emergenza “carrello della spesa”. Solo nel mese scorso, c’è stato un rincaro pari al 9,7%. L’ultima volta che si era assistito a un tale aumento, era il 1984.
È un report dell’Istat a fare presente questa problematica, che nelle stime temporanee divulgate precisa che gli aumenti hanno interessato soprattutto i prezzi di beni alimentari, della casa e della persona, con un rincaro di 9,1% e 9,7%.
Si tratta di un aumento che, come spiegano le associazioni di distribuzione, è andato a “colpire” solo in parte sul consumatore finale, e che, se non si farà nulla per bloccarlo, inesorabilmente salirà costringendo parecchie aziende a chiudere. A pesare in modo notevole sul rincaro dei prezzi non è solo il costo energetico, ma il cambiamento climatico che sta devastando le produzioni agricole, per via della questione siccità.
«Nel campo alimentare noi, come sistema paese, scontiamo il fatto che non siamo produttori di materie prime salvo troppe poche eccezioni. Questo ci espone a inflazioni che in qualche modo sono anche frutto di speculazioni», chiarisce Alberto Frausin, presidente Federdistribuzione. «L’elemento che evidentemente ha pesato, già prima della guerra in Ucraina, è purtroppo anche il cambiamento climatico. Il grano in Canada, che era il nostro bacino più importante, l’anno scorso ha dimezzato l’impatto produttivo dovuto a un problema di siccità. Quindi ci sono anche degli effetti che per sfortuna in questo periodo si incrociano, tali per cui l’inflazione di alcuni dei prodotti di materie prime è altissimo».
Marco Pedroni, presidente di Coop Italia, ha commentato la situazione odierna spiegando quanto il rincaro del costo energetico stia influendo in modo importante su questi aumenti. «Dal 2019 al 2023 solo per la moderna distribuzione, il costo dell’energia passa da 1,5 miliardi a quasi 6 miliardi, stiamo parlando di più del 300%. In termini di proporzione con le vendite, l’energia pesava un punto e mezzo sulle vendite della distribuzione, nel 2022-23 peserà fino a 5 punti». Pedroni sottolinea che quest’ultimo dato è molto pesante, in quanto la grande distribuzione ha un utile netto, in media, che non oltrepassa il punto e mezzo. Tutto questo, di conseguenza, causa il fallimento delle imprese, ma anche un grosso guaio per i consumatori, perché i prezzi saliranno.
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