Sandra Avila Beltran vuole la sua parte dalla fortunata telenovela e dalla serie televisiva che considera ispirate alla sua rocambolesca vita di signora dei narcos.
Così ha portato in tribunale Netflix e Telemundo chiedendo un forte risarcimento.
Per trent’anni è stata la potente «regina del Pacifico». Ma non è un passato di cui andare fieri quello di Sandra Ávila Beltràn, a lungo a fianco dei signori della droga tra Messico e Colombia. Adesso, a 61 anni, la signora dei narcos fa causa a Netflix per la serie «Regina del Sud» (Reina del Sud), ispirata alla sua vita di trafficante messicana.
Una vita dove ha perso due mariti e un fratello, uccisi dalle bande rivali. E dove è stata l’amante di diversi boss del narcotraffico.
Il motivo della causa? Netfix avrebbe realizzato la serie – tra quelle di maggior successo mai realizzate dalla tv in lingua spagnola – ispirandosi a lei, ma senza avere il suo consenso. Così attraverso i suoi legali la donna a chiesto un forte risarcimento a Netflix e alla rete Telemundo, una cifra legata ai diritti di immagini e all’uso della sua vicenda personale.
Sia Netflix che Telemundo hanno detto un no deciso alle richieste di risarcimenti. Per i legali delle due società le azioni e i gesti di Sandra Ávila Beltràn sono di «pubblico interesse» a causa delle gravi ricadute sull’intera società.
Una vita da film
Ma lei non ci sta e vuole i diritti tv su una fiction che si ispira a lei. Una vita da film in effetti quella della «regina del Pacifico», rampolla di una famiglia di narcos, cresciuta nel lusso e nel privilegio. A 17 anni viene rapita dai suoi studi di musica classica e giornalismo da uno spasimante coinvolto nel traffico di droga.
Dopo l’uccisione del primo amante, Sandra, bella e seducente, a suo agio tanto con le pistole quanto coi cavalli, vive il periodo leggendario che la vedrà incoronare come la «regina del Pacifico». Un titolo che si è guadagnata stivando nove tonnellate di cocaina a bordo di una nave in partenza dal porto di Colima.
Entra nel gotha della droga diventando la partner del «Tigre» Juan Diego Espinoza Ramirez, boss del cartello colombiano di di Norte del Valle. Arrestata nel 2007 e sopravvissuta a un attentato, passa sette anni in carcere tra Messico e Stati Uniti. Dal 2017 è tornata in libertà per andare a vivere in condizioni apparentemente modeste. Nel frattempo i legali cercano di farla rientrare in possesso del suo ricco patrimonio (15 case, 30 auto d’epoca, 300 gioielli, tra i quali spicca la pettorina d’oro tempestata da 83 rubini, 228 diamanti e 189 zaffiri).
La donna sostiene, probabilmente a ragione, che la storia della serie è tratta di peso dalla sua biografia personale. Per questo in tribunale ha chiesto che Netflix e Telemundo le paghino il 40% dei guadagni delle due prime serie, andate in onda tra il 2011 e il 2016, prima di iniziare le riprese della terza serie, programmata per ottobre.