Sono 7 su 48 i consiglieri comunali che si candidano alle politiche del 25 settembre prossimo. Alcuni sono nella maggioranza, altri all’opposizione.
Sono 7 su 48 i consiglieri comunali che vorrebbero fare il grande salto in Parlamento, candidati alle elezioni politiche che si svolgeranno il prossimo 25 settembre.
Alcuni di loro sono nella maggioranza, mentre i più all’interno dell’opposizione. Tra questi c’è anche un assessore che fa parte della giunta del primo cittadino Roberto Gualtieri, Andrea Catarci.
Tra i candidati, ci sono consiglieri veterani, che dopo aver trascorso anni a occuparsi di rifiuti, trasporti e società municipalizzate, vogliono fare il salto in Parlanento, da cui magari proseguire nel portare avanti le richieste della città.
Tuttavia, sempre tra coloro che si candidano, ci sono consiglieri che neanche un anno fa sono giunti in Campidoglio. Alcuni sembrano avere una qualche opportunità, per altri invece pare che sia più una candidatura, cosiddetta, “di bandiera”.
I più impavidi nel tentare il grande salto sono i consiglieri di opposizione. Tra questi, due consiglieri leghisti, Simonetta Matone, magistrato esperto di questioni che riguardano i minori, e che nei mesi precedenti aveva già cercato di fare il passo alle suppletive del collegio Roma centro alla Camera, che Gualtieri aveva fatto restare vacante dopo essere stato eletto primo cittadino di Roma.
Tra i candidato c’è anche un altro leghista, Fabrizio Santori, che aveva già ricoperto il ruolo di consigliere nella regione Lazio. Per Fdi ci sono le canditature di Andrea De Priamo, e Lavinia Mennuni.
In lizza per la Camera c’è anche la capogruppo della Lista Calenda, Flavia De Gregorio. Per l’Udc c’è invece in lizza Marco Di Stefano. All’interno della maggioranza, invece, è candidato Paolo Ciani, consigliere regionale con legami con la Comunità di Sant’Egidio, che da diversi anni è impegnato nelle politiche sociali della città.
Chi dovrà restare in Campidoglio è l’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, a cui non è consentito ricandidarsi a causa della norma dei due mandati, e che è sul fronte discussione con determinate decisioni del Movimento capitanato da Giuseppe Conte.
A subire le “conseguenze” della stessa norma è stato pure il consigliere Paolo Ferrara, che si era offerto per le parlamentarie dei 5 Stelle. Tuttavia, l’ha presa in modo filosofico:«Non essere in lista è un peccato, ma una grossa parte di me è contenta di proseguire il lavoro sul territorio».