Come fare per proteggersi dall’inflazione? Ecco alcune strategie di investimento per salvare i risparmi. Dalle obbligazioni inflation linked, al Pac e al conto deposito.
In termini di potere di acquisto i capitali rimasti immobilizzati sui conti correnti hanno subito una perdita del 9,8%. E questo a causa dell’inflazione, aumentata del 7,8% secondo i dati Istat aggiornati a giugno 2022. “La chiamano la tassa silenziosa. Non si vede, ma fa male. In termini pratici, dei 1.635,7 miliardi di euro che a giugno del 2020 erano parcheggiati in banca, 160,30 miliardi è come se fossero svaniti nel nulla. Una vera e propria legnata che dovrebbe essere una lezione per il futuro”, spiega Raffaele Zenti, cofounder e managing partner di Vitual B, intervistato da Il Corriere.
Se si tiene conto dall’andamento dei risparmi detenuti sui conti correnti, le famiglie italiane sembrano essere diventate più ricche di ben 205 miliardi rispetto a due anni fa. Ma vi è anche l’altro lato della medaglia. Con l’inflazione che aumenta, la ricchezza non è infatti aumentata, e anzi – spiega Zanti – siamo in realtà diventati tutti più poveri. Per arginare quanto possibile gli effetti dell’inflazione, però, alcuni esperti spiegano quali sono le strategie migliori di investimento.
Secondo gli esperti, la strada più ovvia per proteggersi dall’inflazione è quella di cavalcare l’inflazione stessa. Senza correre troppi rischi, lo si può dunque fare investendo nelle obbligazioni inflation linked, che assicurano una buona tenuta del potere di acquisto dei risparmi. Francesco Lomartire, responsabile Spdr Etfs per il Sud Europa, però avverte: bisogna avere ben chiari i criteri che governano la performance di un bond legato all’inflazione. “Quando l’inflazione realizzata è superiore a quella ipotizzata allora i bond inflation linked si apprezzano rispetto a quelli tradizionali. Un aumento dei tassi di interesse reali, invece, avrà un impatto negativo, per cui in un regime di inflazione elevata come quello attuale, gli interventi restrittivi delle banche centrali potrebbero rendere meno conveniente l’investimento in un bond inflation linked”. In questo senso, l’obbligazione inflation linked va bene come soluzione alla perdita di potere d’acquisto, a patto di detenere il titolo fino a scadenza – affidandosi in alternativa negli strumenti di risparmio gestito.
Altra strategia potrebbe essere invece quella di investire con gradualità sul mercato azionario, attraverso la formula del Pac (Piano di accumulo del capitale). Una soluzione che viene spiegata da Alessandro Allegri, amministratore delegato di Ambrosetti Am. Il Pac è “uno strumento molto semplice per gli investitori alle prime armi, non richiede grandi capitali iniziali e aiuta a essere programmatici. E in certe fasi di mercato, come quella attuale, potrebbe essere particolarmente vantaggioso, ma bisogna prestare molta attenzione alle commissioni. Alcune realtà spingono a favore dei Pac e utilizzano strumenti di gestione del risparmio che oltre ai costi di gestione prevedono anche commissioni di entrata e uscita”.
Sebbene si tratti di due soluzioni a basso rischio, chi preferisce il rischio zero può invece optare per conto deposito, a patto però di vincolare i risparmi, che per un certo periodo di tempo non potranno essere usati. In questo modo è possibile usufruire di tassi accettabili, che aumenteranno con la temporalità del vincolo. Si tratta di tassi che certo non riescono a coprire l’inflazione, ma riescono comunque a limitare la perdita di potere d’acquisto.
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