Alunno insultato in chat, reintegrata una delle maestre coinvolte nell’episodio accaduto a Pavia. Il suo legale: “Non tutte le maestre hanno insultato il bambino. La mia assistita ha solo letto i messaggi”.
I fatti risalgono a diversi mesi fa. Nel mese di febbraio, a Pavia, una mamma aveva scoperto come suo figlio venisse bullizzato in chat dalle colleghe. Una scoperta fatta per caso, dopo che una chat di WhatsApp era rimasta accidentalmente aperta. E a finire nei guai sono state tre insegnanti di scuola elementare, colleghe tra l’altro della donna che ha denunciato i fatti.
Il sospetto è che le colleghe se la prendessero col figlio in segno di “ripicca” contro la maestra, a seguito di alcuni possibili e presunti litigi avvenuti sul luogo di lavoro. Oggi, però, si apprende che una delle tre insegnanti additate come “cyberbulle” è stata reintegrata in servizio. A darne notizia il suo legale, che ha spiegato come la donna non abbia in realtà mai pronunciato parole spiacevoli contro il bimbo.
“La mia cliente ha soltanto letto quelle parole. Il pm l’ha riconosciuto, e l’ufficio scolastico territoriale che l’aveva sospesa ha ritenuto di non dover procedere nei suoi confronti perché non aveva fatto nulla”. Questo è quanto viene riportato nella nota del legale di una delle insegnanti finite coinvolte nel cyberbullismo. La maestra era stata accusata, insieme ad altre due colleghe, di aver insultato il figlio di una loro collega tramite chat. Una chat, questa, scoperta accidentalmente dalla stessa madre del bimbo.
“Non tutte e tre le maestre hanno insultato il bambino”, ha proseguito l’avvocato della maestra reintegrata. Sarebbe emerso, infatti, che le frasi incriminate lei le avrebbe soltanto lette, senza replicare. “Abbiamo appreso dalla stampa che a settembre ci sarà un’udienza per la vicenda, ma noi non abbiamo mai ricevuto alcuna notifica. Se accadrà, ci presenteremo e porteremo tutti i documenti”, ha poi aggiunto il legale.
Nel frattempo, le altre due colleghe rimangono sospese per via cautelare. Pare comunque che ad agosto la procura di Pavia avrebbe chiesto l’archiviazione per tutte e tre le tre docenti, sebbene la mamma-insegnante si sia opposta. Come spiegato dalla donna, infatti, al bimbo venivano rivolte parole come “pirla”, “bambino di m…” e “sporco”. E ancora, pare sia persino stata condivisa una foto del piccolo seduto al banco, in castigo, con lo sguardo abbassato e le braccia tenute incrociate. Per la Procura, riporta La Provincia Pavese, le frasi sarebbero nate da uno “sfogo delle frustrazioni di un’insegnante con una collega”, e non sarebbe percorribile l’ipotesi di maltrattamenti e abuso di mezzi di correzione nei confronti del piccolo studente.
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