La crisi sta mordendo le imprese, denuncia il presidente degli industriali italiani. Lo mostra l’impennata della cassa integrazione ordinaria, segno evidente delle difficoltà delle aziende.
A mancare, fa osservare Bonomi, è stata l’Unione europea che non ha ascoltato il grido d’allarme degli industriali lanciato già a novembre 2021.
“Le imprese italiane hanno fatto miracoli a partire dall’emergenza pandemica, dal Covid. Hanno sostenuto i costi delle materie prime, la loro mancanza, l’aumento dei costi energetici, però ora sono arrivate a un punto in cui effettivamente fanno molto difficoltà”. Così all’AGI Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. La crisi morde l’imprenditoria italiana, spiega Bonomi, come mostra la cassa integrazione straordinaria, aumentata del 45% nei primi sette mesi del 2022 rispetto all’anno passato.
“Noi purtroppo – aggiunge Bonomi – abbiamo fatto decenni di scelte sbagliate sul tema energetico in Italia, ma soprattutto è mancata l’Europa, che non ha avuto una politica industriale ed energetica, oggi finalmente forse vediamo cambiare l’atteggiamento dei singoli Stati membri, ma dobbiamo dire che è più di un anno che lo stiamo dicendo.
Il presidente degli industriali italiani ricorda l’appello accorato – rimasto inascoltato – rivolto all’Europa il 10 novembre 2021 assieme alla Confindustria francese e tedesca. Un appello per chiedere di far fronte alla crisi energetica che già si profilava all’orizzonte. “L’Europa è mancata in questo frangente”, osserva Bonomi.
La crisi energetica colpisce i mercati
Intanto calano i mercati che chiuderanno agosto col segno meno. In attesa di settembre, storicamente il mese peggiore per le Borse. In calo i listini asiatici, mentre sono in rialzo i future a Wall Street e in Europa dopo il terzo giorno di fila di chiusura negativa della Borsa di New York, col S&P sceso per la prima volta da luglio sotto i 4.000 punti.
Venerdì prossimo arriveranno i dati sul mercato del lavoro Usa. Il timore è che un segnale di forza sul fronte occupazionale – abbondanti in Usa a luglio – possa indurre la Fed a proseguire con la linea dura contro l’inflazione.
Anche i mercati scontano l’emergenza energia in Europa. Stamattina, alle 5 (ora italiana), come previsto Gazprom ha confermato lo stop totale alle forniture di gas russo verso l’Unione europea attraverso North Stream. Il blocco dovrebbe durare tre giorni per permettere di riparare la sola unità di compressione del gas rimasta funzionante. Ma si teme che dopo il 2 settembre Mosca possa confermare sine die la chiusura totale del gasdotto.
“Per il momento la tendenza dei mercati è decisamente volta a riflettere tensioni al ribasso piuttosto che al rialzo”, spiega sempre all’AGI Vincenzo Bova, strategist di MtsCapitalservice. “Tuttavia nelle prossime settimane – prosegue Bova – molto dipenderà dalle pressioni sui prezzi dell’energia elettrica nell’Eurozona. Se a partire dall’inizio del periodo di manutenzione del Nord Stream, il rialzo dei prezzi del gas in Europa dovesse rallentare e se l’inflazione nell’Eurozona non dovesse sorprendere al rialzo, ci sta che l’andamento dei mercati possa essere mediamente positivo. Se invece i prezzi dell’energia dovessero continuare a crescere c’è il rischio che le Borse scendano ancora, non come a metà giugno, ma sicuramente come hanno fatto in questa fase tendenzialmente negativa”.