C’è una regione italiana dove le bollette del gas costano la metà

Cambiato il sistema delle compensazioni ambientali date alla Regione dalle compagnie petrolifere che estraggono idrocarburi.

Così la Basilicata ha dimezzato le bollette dei cittadini grazie a una legge regionale.

Vito Bardi, presidente (in quota Forza Italia) della Regione Basilicata, ha firmato la legge Misure regionali di compensazione ambientale per la transizione energetica ed il ripopolamento del territorio lucano. Una legge con cui vengono rivisti tempistiche e compensazione ambientali per l’estrazione di idrocarburi in Val d’Agri.

Prorogata la concessione alle compagnie petrolifere (Eni e Shell), che così potranno estrarre in Basilicata per altri 10 anni. Come contropartita la compagina hanno sottoscritto a giugno un accordo che stanzia sostanziose risorse per il territorio della Regione: 190 milioni di euro per “progetti di sviluppo sostenibile”. E soprattutto le compagnie dovranno consegnare 160 milioni di metri cubi di gas naturale all’anno alla Regione Basilicata. Una consegna dal valore – stimato per l’intero decennio – di circa 1,3 miliardi di euro.

Una compensazione, ha spiegato Bardi, «dovuta ai cittadini lucani per il danno che patiscono nel proprio territorio dalle attività estrattive». La nuova legge sancisce una novità di rilievo: «Le compensazioni ambientali per la prima volta andranno nelle tasche dei cittadini. La Regione Basilicata, per i prossimi 10 anni, destinerà le risorse derivanti dalle compensazioni ambientali in favore dei cittadini, intervenendo direttamente sulle bollette». Si azzera così il costo della componente energia. Il che sta a significare, all’atto pratico, dimezzare le bollette del gas per i cittadini lucani, senza alcuna distinzione di reddito.

Della misura non beneficeranno le imprese – sarebbe un «aiuto di Stato», spiega Bardi – e nemmeno i tanti cittadini che non possono allacciarsi alla rete del gas. Per gli ultimi però sono previsti stanziamenti fino a 5 mila euro a utenza, destinati all’installazione di pannelli solari termici o fotovoltaici.

Un’operazione di grande impatto, ma non a costo zero

Si tratta di un’operazione di grande portata e dal grande impatto – non solo mediatico – in un momento in cui il prezzo del gas si è impennato a livelli mai visti, portandosi dietro anche la bolletta elettrica, schizzata a sua volta alle stelle. Ma non è per nulla “gratis”, spiega greenreport.it.

Non solo perché il taglio delle bollette del gas viene finanziato con le compensazioni ambientali che vengono distolte quindi da altre finalità. A questo scopo la Regione Basilicata ha stanziato un massimo di 60 milioni di euro per l’anno in corso, e 200 mln di euro per ciascuno dei due anni a venire. C’è poi la questione del costo climatico della proroga di dieci anni delle concessioni per estrarre idrocarburi. Un costo molto alto, che non si limita certamente ai 160 milioni di metri cubi di gas garantiti ogni anno alla Regione Basilicata. Soltanto nel 2021 in Basilicata sono stati estratti circa 1,2 miliardi di metri cubi di gas. Che però non servono ad abbassare le bollette dei cittadini italiani. Confluiscono semplicemente sul mercato, dove si va fa ormare il prezzo che paghiamo.

Le incognite del fossile

Antonio Lanorte, presidente di Legambiente Basilicata, chiede alla Regione di uscire dalla logica dei «sostegni temporanei che rischiano di vincolarci pericolosamente ad una fonte fossile come il gas, erroneamente indicata come fonte di transizione»«Al netto degli opportuni interventi emergenziali – continua Lanorte –, le risorse disponibili dovrebbero essere soprattutto destinate ad interventi concreti di efficientamento energetico e di elettrificazione dei sistemi di riscaldamento domestico, ad esempio incentivando, in primo luogo per i redditi bassi, la conversione degli impianti di riscaldamento a gas verso sistemi a rinnovabili e pompe di calore».

Meglio puntare sulle rinnovabili?

Per arrivare a una riduzione delle emissioni di gas serra (dal 2030 l’Italia dovrà tagliarle del 55% rispetto al 1990, adesso è ferma soltanto a -19,4%) senza salassare le tasche degli italiani, greenreport.it suggerisce di puntare sulle fonti geotermiche. Sul calore della geotermia, l’unica energia – rinnovabile – che potrebbe ancora essere estratta dal sottosuolo.

E che da soia potrebbe soddisfare il quintuplo dei consumi nazionali, senza essere dipendente dalle condizioni meteo come nel caso dell’eolico o del fotovoltaico.

Ancora oggi, malgrado le tecnologie geotermiche siano nate proprio in Italia più di due secoli fa, le uniche centrali geotermoelettriche italiane si trovano solo in Toscana, dove soddisfano circa il 35% della domanda regionale di elettricità. E forniscono anche molto calore per usi diretti: nei 9 Comuni dove sono impiantati i teleriscaldamenti hanno portato a più che dimezzare il costo della bolletta termica dei cittadini (e a tagliare anche 100 mila tonnellate di CO2 l’anno) e anche per le imprese, a differenza di quanto succede in Basilicata.

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