Un cinquantenne di Chioggia ha architettato l’attività illecita. Sei in tutto le persone denunciate dalla guardia di finanza.
Sequestrati anche beni mobili e immobili per un valore superiore al mezzo milione di euro.
Truffa sui fondi per il Covid, 6 denunce e 1 arresto, numerose perquisizioni tra Rovigo e Venezia. È il bilancio dell’articolata operazione dei dai finanzieri della Tenenza di Adria. Il blitz, coordinato dal Sostituto Procuratore della Repubblica Andrea Bigiarini, che ha portato al sequestro equivalente per oltre 500 mila euro.
L’indagine ha potuto avvalersi di un innovativo sistema di analisi, pensato e messo a punto dal Comando Regionale Veneto. Lo scopo del nuovo sistema di analisi né precisamente quello di andare alla ricerca, prevenire e reprimere le infiltrazioni della criminalità all’interno dell’economia legale col pretesto dell’emergenza pandemica. Evitando così che il denaro pubblico possa essere impiegato in maniera illecita.
All’origine dell’inchiesta i sospetti sulla richiesta avanzata da una società cooperativa del Basso Polesine attiva nel comparto ittico. Nel periodo più difficile della crisi sanitaria, la società aveva chiesto e ottenuto un finanziamento garantito dallo Stato per 450 mila euro, dichiarando di essere in possesso dei requisiti richiesti dalla legge.
Una falsa cooperativa
Stando alla documentazione che aveva prodotto, la cooperativa vantava bilanci multimilionari e una fitta rete commerciale in Italia e all’estero. Ma una volta ottenute le risorse pubbliche, la società aveva cominciato a far registrare diversi insoluti per centinaia di migliaia di euro nei confronti di svariati partner commerciali. La cooperativa alternava i mancati pagamenti e le mancate restituzioni della merce ricevuta. Il tutto è sfociato in due querele depositate da un’azienda spagnola e da una irlandese. Le due aziende denunciavano di aver subito una truffa da parte ei rappresentanti della cooperativa per oltre 130 mila euro.
Incrociando i dati è emerso poi che dal 2019 la cooperativa non aveva mai presentato dichiarazioni fiscali. Inoltre negli anni precedenti non aveva mai emesso fatture. Dopo gli approfondimenti investigativi, l’azienda è risultata essere invece una realtà fittizia, senza dipendenti e struttura commerciale: una società-relitto inattiva, gestita da prestanome guidati dall’esterno, senza alcuna competenza nel campo dell’imprenditoria. Ad analoghe conclusioni, peraltro, era arrivato anche il Tribunale di Rovigo che il 17 febbraio scorso aveva dichiarato il fallimento della società.
L’architetto dell’operazione
La vera mente dell’operazione fraudolenta è risultato essere un uomo sulla cinquantina, originario di Chioggia, che ha presentato un falso bilancio per avere un finanziamento di 450 mila euro garantito dallo Stato. Poi il cinquantenne ha compiuto una serie di truffe e distrazioni patrimoniali a danno di fornitori, imprenditori nazionali e stranieri, mediatori creditizi e banche. Una condotta fraudolenta andata avanti dal 2020 fino ad oggi approfittando dello stato d’emergenza per la pandemia da Covid-19.
Al termine delle indagini il Gip del Tribunale di Rovigo ha perciò emesso nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare, oltre a disporre il sequestro preventivo di 533.351.20 euro su beni, disponibilità finanziarie e quote societarie nella disponibilità degli indagati, una cifra corrispondente al profitto dei reati commessi in concorso di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, truffa plurima aggravata continuata, bancarotta fraudolenta preferenziale e per distrazione, nonché autoriciclaggio.